Discussioni a porte chiuse tra Bruxelles e il governo tedesco, che hanno coinvolto anche altri soggetti e che parlano del problema del secolo, ovvero l’impatto energetico del mining Bitcoin.

Impatto energetico che è spesso scusa pretestuosa per attaccare il primo network monetario libero e trustless al mondo, evidentemente grattacapo non da poco di chi ha fatto della politica la propria professione. E che vorrebbe vederlo, in un modo o nell’altro, cadere.

L’assurda consorteria a Bruxelles

I documenti di cui parliamo sono stati diffusi da Netzpolitik e raccontano di discussioni, almeno a nostro avviso, al livello della farneticazione. Con Bitcoin che comunque continua a disinteressarne, dimostrando ancora una volta la sua forza. Forza sulla quale possiamo investire con eTorovai qui per richiedere il conto di prova gratuita per il TRADING ONLINE – intermediario che per chi vuole speculare e investire offre il top degli strumenti di analisi ed operativi.

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Cosa si dicono i politici europei su Bitcoin? Rese pubbliche le mail

Ethereum passerà a PoS? Un’ottima scusa, a quanto parrebbe, per i politici europei. Vi presentiamo il documento – che trovate a questo link e che descrive come il passaggio dell’arcinemico di Bitcoin potrà essere sfruttato per fare pressioni.

Se Ethereum sarà capace di cambiare [verso PoS, NDR], potremmo legittimamente chiedere lo stesso per Bitcoin. Dobbiamo proteggere gli altri coin crypto che sono sostenibili. Non vedo la necessità di proteggere la comunità di Bitcoin.

Questo in un documento non firmato – o meglio con i soggetti coinvolti oscurati – che però è stato prodotto in un meeting europeo con i supervisori e i regolatori finanziari della Svezia, paese che come è noto ha sempre avuto un atteggiamento particolarmente aggressivo verso il mining.

Dovrebbe esserci un ban per il trading in cripto asset che sono basati sulla PoW di Bitcoin?

Con la risposta che poi è stata oscurata, come si può vedere all’interno del documento che abbiamo linkato. Una situazione che diventa ancora più comica dato che si tratterebbe di documenti ovviamente recenti e che vorrebbero fare quello che Greenpeace sta proponendo da qualche settimana a questa parte.

Una sorta di collettivo transnazionale, una commistione tra politica e ONG che ha come obiettivo ultimo quello di trasformare Bitcoin e dunque di renderlo innocuo. Una brutta notizia? Assolutamente no, perché si trattava comunque di discussioni e perché nessun tipo di iniziativa di questo tipo potrà avere successo.

Sì, Bitcoin è più forte anche delle consorterie

L’idea di Greenpeace e che a quanto pare sarebbe propria anche di alcuni papaveri di Bruxelles è quanto mai sciocca non perché tecnicamente infattibile, ma perché Bitcoin fortunatamente si basa su una community che capisce il tema più dei politici e che non è affatto intenzionata a cambiare rotta.

Bitcoin è e rimarrà PoW: chi è di altro avviso può semplicemente fare un fork e vedere come andranno a finire le cose. Il nostro pronostico è che finiranno grosso modo come gli altri che sono nati durante le block wars. Ovvero che le scelte della vasta community che sostiene Bitcoin siano fatte con criteri diversi da quelli della maggioranza dei progetti.

Ovvero sempre per tutelare indipendenza, resilienza e resistenza gli attacchi da parte di nemici più o meno strutturati. Una forma mentis che è il vero valore effettivo di Bitcoin, quel valore intrinseco che in molti ci chiedono.

Bene, la prossima volta che vi chiederanno “Qual è il valore intrinseco di Bitcoin?” sapete già quale risposta dare. “La capacità di resistere ad ogni tipo di attacco”. Che poi è la capacità di essere se stesso e di mutare soltanto quando sia il caso di farlo per garantire più privacy e più decentralizzazione.