Coinbase sarebbe in procinto di bloccare gli account di alcuni utenti russi, se questi non dovessero riuscire a dimostrare di non essere sottoposti a sanzioni UE. I soggetti interessati avrebbero tempo fino a fine mese per ritirare i fondi dai propri account o regolarizzare la propria posizione.

Il condizionale qui è d’obbligo, dato che si tratta per il momento di comunicazioni che sono state fatte circolare dagli utenti. Secondo quanto riferito, l’exchange avrebbe intenzione di interrompere ogni rapporto con i clienti russi o che operano attraverso la piattaforma comunitaria di Coinbase.

Coinbase pronto a stringere in Russia

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Coinbase chiude il cerchio intorno alle sanzioni

Le parole di Paul Grewal, Chief Legal Officer di Coinbase sono piuttosto chiare:

A seguito delle recenti sanzioni dell’UE, @Coinbase non può più fornire servizi cripto a determinati clienti russi registrati presso le nostre entità dell’UE o ubicati all’interno dell’UE.

Al tweet dell’avvocato americano ed ex vicepresidente di Facebook, ora in forza al primo exchange quotato in borsa al NASDAQ, fa eco la comunicazione che i clienti hanno visto recapitarsi via mail:

Entro il 31 maggio 2022, devi prelevare tutti i fondi dal tuo account o fornirci documenti specifici che confermino che non rientri in queste sanzioni.

Secondo Paul Grewal, la società starebbe aiutando i soggetti interessati a dimostrare la loro estraneità dalle sanzioni imposte dall’Unione Europea. Per tutti gli altri, Coinbase starebbe comunque fornendo un lasso temporale utile per svuotare i conti e trasferire le ricchezze individuali altrove.

In caso contrario, alla data indicata gli utenti vedrebbero bloccate le attuali proprietà così come qualsiasi risorsa trasferita successivamente sui conti incriminati.

Gli exchange si confermano forza pro-sanzioni

La notizia ci offre l’opportunità di riflettere ancora una volta sulle posizioni prese da exchange e organizzazioni del mondo cripto sulle vicende che ruotano intorno alla guerra di Putin.

Quella di Coinbase, se dovesse essere confermata, ci sembra un’azione in linea con le sanzioni già messe in opera da Binance nei confronti di oligarchi russi. Uno stop agli aggressori da un lato, e l’impegno verso una causa umanitaria dall’altro che non lascia adito a dubbi.

Sottolineiamo con forza il concetto, perché da sempre il mondo cripto è al centro di attacchi strumentali che in alcuni casi scadono in grotteschi siparietti su cui farsi una risata è già troppo.

In questa occasione invece si va oltre ogni limite di sopportazione. Assistiamo a una mattanza di civili e militari, l’economia di tantissimi stati è a rischio, le probabilità di una guerra totale non sono così remote: è davvero il caso di prendere la palla al balzo per attaccare criptovalute e blockchain?

Dobbiamo quindi ricordare le posizioni poco rassicuranti registrate solo di recente sull’argomento. Andando in ordine sparso, citiamo Christine Lagarde e la sua paura di Bitcoin come strumento utile ai russi per aggirare le sanzioni.

Che gli oligarchi russi debbano trovare altre strade per sciogliersi dal giogo economico ne abbiamo ampiamente parlato in più di un’occasione, ma in questo caso riteniamo necessario tornare sul concetto.

I lobbisti di professione e i politici navigati (che devono tutto al fiat system) propongono narrative purtroppo in grado di influenzare pesantemente l’opinione pubblica. Nonostante siano spesso in disaccordo con le loro stesse strampalate idee.

Chapeau.