I giornali generalisti non aspettavano altro: il caos sui mercati cripto che avrebbe portato giù, almeno nei loro desiderata, anche dei mostri sacri come Tether, sulla spinta del caos innescato dal crack di Terra Luna.

Vuoi perché saperne leggere e scrivere è difficile, vuoi perché i titoli sensazionalistici che parlano di catastrofe sono sempre alla moda e fonte di click, si è scritto tutto e il contrario di tutto su Tether, il più delle volte lasciando intendere che la crisi sarebbe stata inevitabile.

Non è andata così. Tether è sensibilmente diversa da $UST ed è tornata al peg. Il mercato intanto ha avuto uno spunto rialzista durante la sessione asiatica – e potremo investirci con la piattaforma sicura eTorovai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con il TOP degli STRUMENTI TRADING – intermediario che include a listino tutti i migliori cripto-asset.

Sempre tramite questo intermediario abbiamo accesso al CopyTrader, sistema di trading automatico tra i più avanzati al mondo, che permette di copiare i migliori al mondo con un solo click o anche di spiare come si stanno muovendo. Abbiamo anche gli Smart Portfolios, che includono in stile ETF tutti i migliori cripto asset in un solo paniere. Con 50$ possiamo passare ad un conto reale di trading.

Tether torna al peg: pericolo scampato o pericolo inesistente?

Su Tether se ne sono dette di cotte e di crude, non solo negli ultimi giorni, ma negli ultimi 2-3 anni, quando lo stablecoin legato a Bitfinex almeno nei personaggi chiave è stato più volte accusato di essere potenzialmente a rischio.

Ma procediamo partendo da quanto di più recente è avvenuto. Nella mattinata di ieri (ora italiana), Tether è stato scambiato per qualche ora sensibilmente al di sotto della parità con il dollaro, cosa che ha ovviamente innescato più di qualche preoccupazione tra gli investitori. Tether è infatti molto più capitalizzata dell’ormai defunta $UST e un suo eventuale fallimento porterebbe ad effetti a catena decisamente più importanti, tanto su Bitcoin quanto sul resto del comparto.

Il problema, nel momento in cui scriviamo, sembrerebbe essere rientrato, dandoci occasione di discutere, senza falsi allarmismi, dell’effettiva situazione di Tether. Qualche punto rapido, del quale tra le altre cose abbiamo discusso in diretta sul canale Youtube di Criptovaluta.it con Paolo Ardoino, che è CTO di Tether.

Un’intervista di 1 ora all’interno della quale non abbiamo soltanto parlato di quanto il gruppo stia facendo ad El Salvador, ma anche di quanto ci sia all’interno delle riserve. E il punto sulle riserve è in realtà quanto dovremmo tenere in considerazione per il futuro del peg di Tether.

Un prontuario per i sensazionalisti: le riserve di Tether

Anche su questo specifico caso si parla spesso senza cognizione di causa per quanto riguarda il funzionamento di Tether. Partiamo dal principio che Tether non è una stablecoin algoritmica, ma un sistema che vede nelle casse del gruppo cash e titoli equivalenti al cash. Secondo quanto ci ha riportato Paolo Ardoino direttamente durante la nostra intervista possiamo aggiungere qualche elemento forse utile per i nostri lettori (e per i giornalisti) per capire l’effettiva portata e l’effettivo funzionamento di Tether.

  • Tether è sovra-collateralizzato

Il che vuol dire che per ogni token da 1$ emesso, c’è più di un dollaro di controvalore in cassa. E quindi siamo oltre il 100% di copertura della quantità di circolante.

  • Cash, bond USA e commercial paper

Le riserve di Tether sono composte di cash, ovvero di liquidità immediata, nonché di titoli del Tesoro USA, che da che mondo è mondo sono considerati estremamente liquidi, così come da commercial paper.

Data l’ignoranza media sui temi finanziari, è bene spendere qualche parola in più su questi commercial paper. Sono infatti dei titoli di debito a brevissima scadenza, che possono essere emessi soltanto da aziende estremamente solide e che hanno bisogno di cash per spese immediate senza smobilizzare altri investimenti. Sono anche questi titoli a basso rendimento perché ritenuti estremamente sicuri.

  • L’eventualità di un bank run

Un bank run per Tether avrebbe delle ripercussioni comunque molto più soft di quello che accadrebbe alla nostra filiale bancaria. Nella peggiore delle ipotesi Tether sarebbe costretta a liberarsi di titoli cash like e dunque molto liquidi, magari perdendo qualcosina (nell’ordine di decimi di punto percentuale) dalle operazioni, ma il grosso del valore sarebbe comunque conservato.

  • Perché c’è stato il depeg?

Perché il panico sui mercati ha portato a delle chiusure ingiustificate delle posizioni di Tether sulle principali piazze. Il problema sembrerebbe essere rientrato adesso, con i mercati che nella notte hanno recuperato parte del crash degli ultimi giorni. In queste condizioni possiamo tirare anche un sospiro di sollievo su Tether.

  • I prelievi da Tether hanno continuato senza alcun tipo di problema

Anche questo è un fattore di cui tenere conto. Nessuno ha avuto problemi ad effettuare prelievi sulla rete di Tether nelle ultime ore e negli ultimi giorni. Segno che il sistema, in queste condizioni, è da considerarsi più che solido.