Arrivano, come prevedibile, i primi strascichi del disastro Terra Luna e UST. E il primo paese a muoversi è il Giappone, che poche ore fa ha presentato una legge che sarà, possibilmente, a tutela degli investitori che ricorrono agli stablecoin.

Il paese prevederà degli obblighi importanti per gli emittenti, che dovranno tra le altre cose essere in possesso di una licenza bancaria o similare. Una svolta che potrebbe segnare il passo anche per altri paesi, che dalla legislazione appena introdotta in Giappone potrebbero sicuramente trarre ispirazione.

E si sono già espressi diversi analisti, individuando in questa legge una possibilità per restituire credibilità al settore. Se così fosse potremmo investirci con Capital.comvai qui per ottenere un conto di prova gratuito con 100.000$ di capitale di prova – intermediario che offre 476+ criptovalute a listino e che propone anche ottimi strumenti per fare investimenti di breve e lungo periodo.

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Il Giappone cambia marcia sulle criptovalute stablecoin

Il Giappone ha deciso di fare di testa sua e ha deciso di farlo andando a rivoluzionare il modo in cui potranno operare gli stablecoin, che in realtà non sono già presenti presso gli exchange che operano nel paese. Ci sarà una nuova legge, che è stata presentata oggi e che prevede restrizioni importanti per questo tipo di token. Restrizioni che sarebbero state concepite proprio per offrire maggiore tutela agli investitori ed evitare che si ripeta quanto abbiamo visto con Terra Luna.

Nuove regole in giappone per gli stablecoin

La legge parte individuando quelli che sono i soggetti che potranno emetterli: dovranno essere infatti o banche oppure trust o intermediari finanziari autorizzati e dovranno garantire la pronta convertibilità, a richiesta, della valuta di peg. Si tratterebbe pertanto di condizioni che oggi non sarebbero rispettate da praticamente nessuno degli stablecoin più diffusi sul mercato.

A preparare la legge, secondo quanto è stato riportato da CoinDesk sarebbe stata la locale commissione finanziaria, ovvero l’omologa della Consob a Tokyo. Una pianificazione che, con una certa lungimiranza, era stata preparata nel 2021 e che ora, di fronte al crack di Terra Luna, ha accelerato i tempi.

Una normativa piuttosto restrittiva per il settore, in un paese, il Giappone, che ha un controllo piuttosto capillare delle attività cripto, nonostante sia in larghissima parte legali.

Presto anche in Europa?

Anche in Europa si sta discutendo a livello pubblico della possibilità di intervenire sul settore. Quanto avvenuto a Terra Luna però non sembrerebbe però aver accelerato l’intervento delle authority, che hanno sempre un certo grado di lentezza nel coordinarsi.

Se così fosse comunque si tratterebbe di una rivoluzione autentica nel settore, in senso sicuramente restrittivo e che renderà molto più difficile per i piccoli intermediari offrire questo tipo di servizi.

Per quanto riguarda invece il mondo dei grandi stablecoin, con ogni probabilità saranno in grado di organizzarsi e operare. Staremo a vedere se il vento che spira da est sarà quello che informerà le decisioni anche a Washington e… a Bruxelles.