Cosa succede al prezzo di Bitcoin? Basta farsi un giro, anche rapido, sulle principali testate generaliste italiane per rendersi conto quanto angosciante sia diventata la questione, in particolare per chi è in cerca di qualche click facile.

Come sempre però si preferisce un taglio sensazionalistico, con l’obiettivo principe di spaventare quanto basta il lettore, e portarlo a ripetere uno stanco “te l’avevo detto”. Se c’è qualcosa di incredibile in quanto è avvenuto negli ultimi giorni è in realtà la capacità di resistere del prezzo di Bitcoin a fronte di sventure che avrebbero fatto saltare in aria interi mercati.

No, Bitcoin non è morto e per quanto ci riguarda non sta neanche morendo. E potremo continuare ad accumularlo e ad investirci, se questo dovesse essere il nostro desiderio, anche con la piattaforma sicura eTorovai qui per ottenere un conto di prova gratuito con SERVIZI DI CRYPTO – AUTO Trading Inclusi – intermediario che ci permette di investire su $BTC con strumenti prettamente finanziari, nonché con funzionalità uniche che arrivano direttamente dal mondo fintech.

Chi vuole affidarsi ai migliori può scegliere il CopyTrader, sistema che permette in un solo click la copia dei migliori investitori, oppure di andare a spiare come stanno operando. Abbiamo anche il WebTrader interno per operare in assoluta autonomia, sempre con strumenti di analisi molto avanzati. Con 50$ possiamo passare ad un conto reale.

Indice pagina

Cosa succede al prezzo di Bitcoin? Siamo davvero al rischio tracollo?

Dopo un breve capolino sotto i 20.000$ venerdì scorso, Bitcoin è tornato stabilmente sopra questo livello di prezzo, nonostante la situazione sui mercati continui ad essere piuttosto incerta. In molti, tra i quali qualche vecchio orologio che ripetendo sempre la stessa ora almeno 2 volte al giorno ci prende, vedono questo calo di prezzo come una sorta di puntata iniziale verso la morte di $BTC. Non sarà così, e in questo approfondimento cercheremo di capire insieme perché.

Anche oggi niente cena per gli avvoltoi

Tutto questo non per dare false speranze a chi magari sta pensando di entrare adesso sul mercato, ma soltanto al fine di tornare sul pianeta Terra, in una discussione che sta assumendo toni a nostro avviso ai limiti dell’allucinazione.

  • Bitcoin è ancora correlato con gli asset di rischio

Ovvero con quelle che vengono chiamate in gergo tecnico le azioni growth. Questo è evidente da mesi e lo abbiamo sottolineato più volte nei nostri approfondimenti. Qualcuno ci prendeva per pazzo, altri hanno pescato a piene mani imponendola come narrativa genuinamente loro, altri, come i giornali generalisti, sembrano essersene accorti adesso.

Sta di fatto che Bitcoin continua a comportarsi come una sorta di NASDAQ 100 a leva, sia nella salute che nella malattia. E che basterebbe guardare come si sono comportati i titoli di aziende solidissime (e sulle quali sempre gli stessi giornali consigliavano di investire fino a poche settimane fa) per avere una proporzione della gravità della situazione. Una gravità della situazione alla quale, nel mondo di Bitcoin, si sono aggiunti dei fatti piuttosto unici.

Il caso Terra Luna e l’incredibile effetto a cascata

Della crisi e del crack di Terra Luna hanno ormai parlato anche i muri. Le cose, come vedremo, non si sono ancora stabilizzate ma è bene ricordare la proporzione del crack e del caos che ha innescato sul mercato Bitcoin.

$UST era uno stablecoin che tramite un complesso sistema di leve e specchi era garantito in primis da $LUNA e in seconda battuta invece da una riserva che comprendeva anche Bitcoin. Fatto sta che di fronte a liquidazioni a catena, per sostenere il valore di $UST il gruppo che controllava l’ecosistema ha ben pensato di liquidare l’enorme quantità di Bitcoin che aveva a disposizione.

Ora immaginiamo cosa può succedere ad un mercato già in crisi generale se una quantità importante di asset vengono liquidati al miglior offerente, in un mercato già poco propenso all’acquisto. Bene, questo è stato quanto avvenuto nella prima discesa di Bitcoin sotto i 30.000$, livello di prezzo, lo ammettiamo, inimmaginabile già a marzo.

Una liquidazione del genere ha innescato altri problemi

Il mondo della finanza decentralizzata era in larga parte esposto proprio verso Terra Luna, nel senso che in molti avevano capitali importanti all’interno di Anchor, protocollo che offriva sui depositi rendimenti vicini al 20%, permettendo la leva della leva della leva. La liquidazione totale di Terra Luna ha pertanto bruciato in un batter d’occhio enormi quantità di capitale, spesso on proprio, che era nelle disponibilità di fondi e di servizi di rendita automatica sulle cripto.

Problemi per Bitcoin? Assolutamente nessuno, basta guardare un qualunque Block explorer

Una sorta di effetto contagio le cui proporzioni sono ancora in larghissima parte sconosciute, e che pian piano stanno emergendo. Per chi dovesse arrivare dal mondo della finanza classica sarebbe come assistere ad una liquidazione totale degli asset in possesso di BlackRock. Senza possibilità di paracadute né di rimborso per chi aveva conferito a questa società i propri capitali. Cosa ne sarebbe delle borse mondiali?

Non esistono cuscinetti e non esistono banche centrali

Quando nel 2008 il crollo di Lehman Brothers mise tutti davanti alla cruda verità di mercati pompati e in bolla, gli interventi delle banche centrali e dei governi attutirono, almeno in parte, l’effetto a cascata. Questo nel mondo cripto, per scelta e per spirito e anche per atteggiamento delle banche centrali, non è possibile.

E quindi il calo di Bitcoin in quota 20.000$ deve essere letto anche tenendo dell’assenza di enti con liquidità quasi infinita in grado di comprare asset tossici e di neutralizzare crolli. Cosa che non è una soluzione al problema, ma soltanto un calciare la lattina in avanti evitando l’implosione (lattina che finalmente sembrerebbe esserci tornata tra i piedi proprio nel 2022).

Sta di fatto che Bitcoin non ha potuto fruire neanche di questo cuscinetto. Nessun ente terzo con la zecca in mano è intervenuto. Bitcoin, e così ci piace, ha dovuto provvedere da solo a trovare un supporto sui mercati.

Jerome Powell non sa che pesci prendere, e aggiunge nervosismo

I mercati, non solo quello cripto, sognano tutti l’arrivo di un Jerome Powell di Fed vestito da mago e in grado di caricare sulle spalle dell’istituto tutti i nervosismi, tutte le ipocondrie, come direbbe una famosa canzone.

La realtà più verosimile è invece un Jerome Powell sul ponte dei pirati, con l’inflazione che lo spinge verso l’acqua e la recessione che aspetta il tuffo. Uno spazio ristrettissimo entro il quale muoversi e che richiederebbe un gioco di prestigio non banale, neanche per i maghi dei film fantasy. E in una situazione del genere, ancora una volta, aspettarsi faville da Bitcoin sarebbe ingeneroso. Ma tutto fa brodo per la stampa ormai drogata di sensazionalismo e alla disperata ricerca di qualche click per sbarcare il lunario.

Fatevene una ragione: Bitcoin è qui per rimanere

Nonostante i costanti attacchi cinesi, nonostante il curioso asse che si è formato tra le banche centrali di tutto il mondo, da quelle dei paesi liberi a quelle delle più orrende dittature, nonostante gli strali dei finanzasauri di Wall Street, quelli che contano davvero, Bitcoin è qui per rimanere.

E non sarà una temporanea flessione di prezzo, per quanto importante, a decretarne la morte. Chi ha preparato l’ennesimo funerale (tra le altre cose sempre le stesse testate) dovrà portarsi indietro bare e corone di fiori anche questa volta.