Buone nuove da Washington. Non stiamo scherzando: pare che la corsa ad un dollaro digitale in stile CBDC sia tutto fuorché una corsa e che in realtà anche ai piani alti dell’economia finanziariamente più importante del mondo qualcuno nutra dei dubbi sull’utilità dell’intera operazione.

In soldoni: dal punto di vista monetario e di rilevanza del dollaro su scala mondiale, le CBDC non aiuteranno e anzi, si potrebbe guardare forse con maggiore successo agli stablecoin basati sul dollaro.

Anche se passata in sordina, a nostro avviso un’autentica rivoluzione negli USA, con la speranza che le fantasie per una moneta totalitaria siano presto storia anche dalle nostre parti. Senza seguire l’esempio cinese e anzi con un’opposizione di quelle feroci, di quelle che si fanno dietro, dicono i giornalisti più giornalisti di poi, dietro le barricate.

CBDC? Le autorità monetarie USA non ne vedono l’utilità

O meglio, non vedono in che modo possa favorire il mantenimento dell’egemonia del dollaro su scala mondiale. Ovvero non ritengono valido quello che è uno dei motivi utilizzati da diversi politici USA per spingere verso una soluzione di questo tipo. Ma non sembra la pensino così dalle parti di Fed, che pur ogni tanto ci ricorda che le banche centrali, almeno sulla carta, dovrebbero essere separate in modo concreto dai capricci della politica. Ed è forse proprio così che potremo bollare, e lasciare nel dimenticatoio, questa follia totalitaria delle CBDC.

I partecipanti al meeting sono d’accordo sul fatto che la tecnologia in quanto tale non porterà a cambiamenti drastici nell’ecosistema monetario globale.

O in altre parole: il predominio del dollaro non dipende dalla tokenizzazione e della programmabilità dello stesso per mano della Banca Centrale. Una bomba quasi silenziosa sganciata verso quei politici che, mai sazi di controllo di come si comportano e spendono i cittadini, non sembravano credere alle grandi possibilità offerte dalle CBDC.

C’è poco da dire: piace solo ai politici

E invece anche Fed, sulla cui indipendenza dalla politica ormai più di qualcuno nutre dubbi, riporta sulla terra il progetto per quello che è: c’entra poco o nulla con il mantenimento del predominio del dollaro e c’entra poco anche con la moneta in quanto tale.

Non sono però finite qui le sorprese per mano di Fed, che ha addirittura tra le righe elogiato il ruolo svolto dagli stablecoin, ovviamente quelli ancorati al dollaro, che possono fare molto per la diffusione di USD come standard globale.

I partecipanti al meeting non hanno sottolineato minacce sul ruolo internazionale del dollaro da parte degli asset digitali e hanno suggerito che questi potrebbero attualmente rinforzare la posizione sul medio termine, se nuovi servizi saranno strutturati intorno a questi asset legati al dollaro.

Qualcosa di lapalissiano, al quale sarebbero arrivati probabilmente anche i meno svegli, ma che quando viene sottolineato da Fed con ogni probabilità assume, almeno in certi circoli, tutto un altro valore.

Sì, è il momento di mandare in pensione le CBDC

È vero, non le abbiamo ancora viste dalle nostre parti né tanto meno in America, ma si tratterebbe comunque di un baby pensionamento del quale nessuno con un briciolo di amore per la propria libertà si lamenterà. Non è un caso che l’unico governo che è già ad uno stadio avanzato di implementazione delle CBDC sia quello cinese, purtroppo spesso fucina di idee per i nostri governanti, come abbiamo sottolineato anche in una nostra recente live con Matteo Navacci di Privacy Networks.

Un treno partito da Pechino sul quale troppi politici vogliono, almeno a nostro avviso, salire. È il momento di opporsi, ovviamente con le buone, e possibilmente di farsi sentire anche con i propri rappresentanti.

Perché il percorso è ovvio: moneta digitale e richiamabile a comando, programmabile per spingere i cittadini verso comportamenti virtuosi. Non lo abbiamo detto noi, ma il Fondo Monetario Internazionale, quello stesso FMI che vede come fumo negli occhi il nostro caro vecchio Bitcoin.