Eravamo stati tra i pochi a sottolineare come la chiusura delle posizioni a debito su Maker non fosse necessariamente segnale di un ritorno alla normalità per Celsius. E ora a dare manforte a questa posizione arriva la dichiarazione del Vermont.

Celsius non sarebbe in una posizione di solvibilità e non avrebbe più speranza di far fronte ai propri obblighi verso terzi, ovviamente di natura finanziaria. Cosa che i mercati hanno però già ampiamente scontato e che dunque non dovrebbe avere grosse ripercussioni sul mercato.

Rimane però importante parlarne, dato che siamo davanti ad una situazione importante e che dovrebbe essere di lezione per ogni tipo di movimento futuro. Senza che le parole del Vermont, che con le sue autorità finanziarie sta conducendo un’indagine in collaborazione con altri stati USA, siano però necessariamente definitive.

Per il Vermont Celsius è un’azienda già morta

L’antefatto dovrebbero ormai conoscerlo tutti i nostri lettori. Celsius ha bloccato la possibilità di prelevare fondi, con i propri clienti che si sono tra le altre cose trovati nell’impossibilità di coprire posizioni a leva. Una situazione innescata dal recente crollo del mercato cripto, che ha colpito in modo consistente diversi operatori del mercato.

Una situazione, quella di Celsius, che secondo le autorità finanziarie del Vermont sarebbe ogni ragionevole possibilità di recupero, dato che non esisterebbero asset in grado di far fronte alla situazione debitoria, tanto verso terzi quanto verso i propri clienti. Con il vaso di Pandora che è ad un passo dall’aprirsi, rivelando ai clienti la verità, dura e triste.

Le possibilità secondo le autorità finanziarie sarebbero prossime allo zero

Celsius non era in possesso di nessuna delle licenze richieste per operare in tal senso negli USA e nel Vermont (così come in altri stati), cosa che avrebbe tra le altre cose impedito agli utenti di avere un quadro chiaro della situazione finanziaria dell’azienda e che con ogni probabilità impedirà loro di ottenere, almeno negli USA, qualunque tipo di ristoro in stile bail out.

Questione che si aggiunge ad un altro mistero: secondo quanto riportato ieri da Simon Dixon, che è CEO di BnkToTheFuture, società che ha importanti investimenti proprio in Celsius, non sarebbe stata accettata da quest’ultima un’offerta di sei miliardi di dollari in liquidità immediata per fare fronte alla situazione. Rifiuto che è andato di pari passo con la negazione da parte di Celsius per quanto riguarda l’accesso ai suoi reali dati finanziari.

Dati finanziari che dunque sono molto peggiori di quanto si può guardare on chain, con il monte di debiti e di esposizioni che va molto oltre quanto abbiamo visto su Maker, AAVE e sugli altri protocolli.

Impossibile recuperare secondo molti: ma Celsius continua ad ignorare gli inviti alla chiarezza

La lista di coloro i quali ritengono che per Celsius sia impossibile recuperare si allunga. Dalla fuga di FTX a gambe levate, seppur non ufficialmente confermata a quanto raccontato da Dixon, passando per il parere di diversi analisti.

Una situazione che appare ancora più grave data la ritrosia di Celsius a pubblicare un piano, benché abbozzato, del tentativo di recupero. E quando si muovono milioni di dollari in controvalore sulle blockchain e sui protocolli, riteniamo che un po’ di chiarezza verso gli utenti sarebbe dovuta. Utenti che ancora oggi non possono prelevare i propri fondi e che oggi hanno sempre meno speranza di vederli.

Che sia di lezione: DeFi vuol dire anche avere sempre controllo delle proprie risorse e dovrebbe voler dire anche evitare situazioni del genere, anche in condizioni di particolare stress per il mercato. La prossima volta che qualcuno vorrà avvicinarsi a soluzioni centralizzate grazie ai fantascientifici rendimenti offerti, speriamo ci pensi due volte.