Ci sono 140 miliardi di dollari fermi in stablecoin. E secondo considerazioni di diversi analisti, compresi i leader di importanti exchange, questo sarebbe paradossalmente un ottimo segnale per Bitcoin, per Ethereum e in generale per tutto il comparto. Sì, perché si tratta di capitali che rimangono pronti ad essere impiegati.

Perché, e su questo ha ragione da vendere CZ di Binance, chi vuole uscire anche per qualche tempo dal mercato cripto e Bitcoin non detiene somme di quel tipo in stablecoin, ma converte in dollari per poi tornare sul mercato in futuro, se mai questo dovesse verificarsi.

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I capitali dormienti in stablecoin: perché sono un buon segnale per il mercato cripto

La bellezza di 140 miliardi di dollari che sono fermi in stablecoin, ovvero in Tether, ma anche USDC, BUSD e le altre popolari versioni che vengono utilizzati sul mercato delle criptovalute e di Bitcoin. È questo il dato dal quale partono diverse analisi che si sono susseguite durante tutto il weekend e che vedono in questo enorme tesoro un segnale fondamentalmente positivo.

Il tesoro c’è – e c’è anche la mappa

Positivo perché, come dice a nostro avviso correttamente CZ, chi vuole uscire dal mercato cripto non detiene somme di quel tipo in stablecoin, ma ha occasione di convertirle e di uscire, per un “a mai più rivederci” o per un rientro in un futuro piuttosto lontano. L’assenza di redeem per somme così importanti sarebbe pertanto il segnale del fatto che molti operatori di mercato stiano aspettando in realtà l’occasione giusta per rientrare, con ogni probabilità aspettando condizioni propizie e il ritorno di una certa calma per le condizioni macro.

Non c’è mai stata una somma così importante depositata in stablecoin, nonostante un’inflazione mostruosa ai quattro angoli del globo e una forza del dollaro USA che è soltanto relativa. E se questi capitali dovessero rientrare, anche in minima parte, sul mercato, potrebbero avere un impatto molto importante sul mercato di Bitcoin e su quello delle altre principali criptovalute.

Una chiave di lettura a nostro avviso fondamentalmente corretta, con la crescita che però dovrà essere innescata da un evento esterno, o dalla cessazione di condizioni macro che continuano ad alimentare una certa tensione, in particolare su mercati di rischio come quello di Bitcoin e delle principali criptovalute.

Il 12% dell’intera capitalizzazione di mercato

Sì, è una somma importante. Basti pensare che talvolta hanno impatto sul mercato acquisti per 1/100 di questa somma. E possiamo dire con un ragionevole livello di certezza che non ha alcun senso detenere il proprio denaro i $USDT o in altro stablecoin, per quanto sicuri possano essere.

Perché possono essere comunque spesi soltanto per una categoria di asset, ovvero per le criptovalute, non avendo ancora possibilità reale di circolazione sui mercati azionari o obbligazionari. Basterà, se questa dovesse essere la chiave di lettura corretta, la giusta scintilla per vedere una parte di questi enormi patrimoni tornare ad imporre una bull run concreta sul mondo cripto e $BTC.

Sì, ma quando?

Difficile dirlo per adesso. Rimangono aperti diversi fronti di guerra per il mondo economico, dalla recessione che ormai tecnicamente è arrivata, ai prezzi dell’energia ancora completamente fuori traiettoria, alla complicata posizione dell’Europa per quanto riguarda debito e approvvigionamento di materie prime (e nello specifico gas dalla Russia).

Sarà difficile mentre permangono queste condizioni macro pensare ad un rapido rientro di questi capitali. Ma chissà, magari poco per volta, torneremo verso livelli di prezzo molto più interessanti. E più congrui con la realtà di Bitcoin, e anche di Ethereum.

Il sell in May and go away per quest’anno potrebbe non funzionare. Chissà, magari ricorderemo un’estate mai vista prima non solo sul mercato cripto, ma più in generale sui mercati finanziari.