Ci siamo. La foga regolatrice degli USA si è abbattuta su Tornado Cash, innescando degli effetti a cascata che hanno visto entrare in blacklist da parte di USDC tutti o quasi gli indirizzi che hanno interagito con il mixer.

Una conseguenza ovvia delle richieste, talvolta anche da parte della community, di una regolamentazione che spesso e volentieri si traduce proprio in presunzione di colpevolezza, in danni economici per soggetti che non hanno mai commesso crimini e più in generale nella longa manu di un’autorità statale il cui potere oggi è più forte che mai.

Sì, parole dure per una situazione ai limiti della fantascienza o se vogliamo delle distopie cyberpunk dove i normali e comuni cittadini non hanno alternativa se non quella di utilizzare canali controllati, da poter spiare in ogni momento da parte di autorità ficcanaso che con la scusa della sicurezza finiscono per limitare le sacrosante libertà degli uomini liberi. Sì, parole dure delle quali chi vi scrive si assume la piena responsabilità.

Ma quanto avvenuto poche ore fa è grave – ed è sempre ad avviso di chi vi scrive il momento di fare chiarezza su quale sia la situazione. Tutto mentre anche in Europa le fantasie di onere della prova invertito si stanno facendo strada tra i papaveri della politica.

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Crackdown del Tesoro USA su Tornado Cash: migliaia di onesti cittadini a rischio

Il fatto di cronaca è questo. Il Tesoro USA, una sorta di equivalente del nostro MEF, ha deciso di inserire Tornado Cash nella lista di servizi in blacklist. Una lista nera di quanto viene utilizzato, secondo il Tesoro USA, da terroristi di grande rilievo e anche piccole canaglie del mondo criminale.

Un pericoloso precedente

Un film già visto: con il mantra della sicurezza si spinge in realtà per misure liberticide, proibendo strumenti che vengono utilizzati anche da comunissimi cittadini per esercitare i propri diritti, naturali e non. Dalla tutela della privacy alla protezione (in altri casi) della propria corrispondenza. Esercizio di diritti che quando le autorità vogliono trasformare la società in una sorta di Panopticon, passano dall’essere diritti ad indizi e sospetti.

E i servizi che sono registrati negli Stati Uniti con regolare licenza non hanno potuto che adeguarsi immediatamente. USDC ha di fatto bloccato la possibilità di interagire con il proprio stablecoin a tutti quei wallet che hanno anche soltanto toccato una volta Tornado Cash.

Il risultato? Tra qualche delinquente di carriera, centinaia di normali ed onesti cittadini che utilizzando Tornado Cash non hanno fatto torto a nessuno. Il secondo risultato? La dimostrazione plastica del fatto che proprio come quelli in banca, neanche gli USDC sono nostri.

Chi non muore si rivede: Do Kwon prova a cogliere la palla al balzo

Dopo il fallimento del suo progetto di stablecoin decentralizzato, è tornato ad affacciarsi cavalcando quanto avvenuto anche Do Kwon, che in molti ricorderanno come il gestore, fondatore e factotum di Terra Luna, nonché del progetto di stablecoin collegato e decentralizzato $UST.

I network decentralizzati hanno bisogno di moneta decentralizzata. Oggi è più ovvio che mai.

Questo il messaggio, in riferimento a quanto avvenuto con USDC e che permette a Do Kwon di togliersi un sassolino dalla scarpa. Certo, in molti sottolineano come dopo la debacle di $UST abbia forse poco senso stare a sentire quanto ha da dire Kwon, ma è anche vero che il messaggio di cui sopra è di enorme importanza, nonché una grande verità a prescindere da chi lo abbia pronunciato.

Comprensibile però anche la stizza dei tanti che sono accorsi a commentare (e ad insultare) Kwon. Sta di fatto però che una soluzione di questo tipo, per quanto complessa, è sicuramente auspicabile, in particolare dopo aver visto quali sono le conseguenze di uno stablecoin centralizzato che deve rendere conto alle giurisdizioni dove opera.

Occhio ai propri desideri. Potrebbero avverarsi

Approfittando della pausa agostana, con i mercati che dovrebbero continuare ad avere movimenti minimi, riteniamo che sia il momento di interrogarsi su tanti dei grandi temi che viaggiano trasversalmente lungo tutto l’arco cripto.

Uno di questi rimane e rimarrà quello della regolamentazione pedissequa di tutto quanto si muove: regolamentazione auspicata dagli exchange che possono permettersi le costosissime compliance e anche da chi lo ritiene un passaggio fondamentale per l’adozione di massa. Questo ultimo punto potrebbe essere vero, rimanendo però valido anche il costo enorme che la nostra privacy e la nostra libertà dovranno pagare.

Un costo enorme che è effetto collaterale in superficie, ma probabilmente anche parte degli effetti desiderati di chi queste regolamentazioni le sta scrivendo. Perché questa mattina chi ha osato mettere in discussione il Panopticon Finanziario messo in piedi a colpi di “abbiamo bisogno di più sicurezza” si trova con ammanchi anche anche importanti a causa di un capriccio del Tesoro USA. Siamo sicuri che sia questo ciò per cui vale la pena combattere?