Tempo di merge e tempo anche di togliersi qualche sassolino dalla scarpa per Vitalik Buterin, volente o nolente da sempre tra i primi bersagli dei massimalisti. Il comandante in capo di Ethereum lancia delle accuse ben precise al mondo di $BTC e in particolare in relazione alla sua sicurezza, all’interno di una lunga intervista con Noah Smith destinata a far parlare.

Problemi alla sicurezza di Bitcoin sul lungo periodo, necessità di passare a PoS e tanto altro in un’intervista che analizzeremo nei punti più salienti e sulla quale vi invitiamo a discutere tanto nei commenti quanto sui nostri principali profili social.

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Vitalik Buterin si toglie qualche sassolino dalla scarpa: attacco frontale a Bitcoin

Che i rapporti tra Bitcoin, i massimalisti Bitcoin e Vitalik Buterin non siano mai stati granché non dovrebbe essere un mistero per nessuno. E che le frecciatine, più o meno velate, siano all’ordine del giorno, lo stesso. Questa volta però è Buterin a guidare l’assalto, all’interno di una lunga e interessante intervista con Noah Smith. Intervista che oltre che occuparsi del merge e dello stato generale del mercato, ha trovato spazio anche per occuparsi di Bitcoin. Con qualche risposta che forse non piacerà a chi ama $BTC e ha sempre ritenuto $ETH una sorta di figlio illegittimo.

Domanda: Le stime dell’utilizzo di energia da parte di Bitcoin ci suggeriscono una correlazione piuttosto stretta con il suo prezzo. Questo non è vero, ad esempio, per le azioni o per le case o per l’oro — nessuno di questi asset richiede una quantità crescente di energia per supportare prezzi più alti. Questo sembrerebbe rappresentare una forza che spingerà in basso il prezzo di Bitcoin sul lungo periodo. Non è così?

Visione, almeno per parere di chi vi sta scrivendo, relativamente sbilenca. Una correlazione per ora fiacca, anche se comunque rappresentante una questione sulla quale sarebbe il caso di discutere apertamente, come si è soliti fare all’interno della community di bitcoin. Alla domanda Vitalik Buterin ha risposto come segue:

Generalmente guardo all’interazione della domanda e dell’offerta di Bitcoin e a come l’offerta è generata come due questioni separate. Gli aggiustamenti periodici della difficulty garantiscono che il numero di bitcoin stampati sia stabilito secondo una tabella di marcia: 6,25 ogni 10 minuti oggi, 3,125 a partire dal 2024 e così via. Questa tabella di marcia continua imperterrita a prescindere dall’hashpower o dal prezzo. E dunque da un punto di vista economico, non importa se il protocollo offre questi coin ai miner, agli sviluppatori oppure agli allevatori di conigli. Ed è per questo che non sono d’accordo con il mindset che in qualche modo ritiene che il mining supporti il prezzo di Bitcoin.

Questo è relativo per l’appunto a quanto si ritiene che avvenga in occasione degli halving della produzione di Bitcoin, periodici ogni circa 4 anni e che per molti è un fattore importante nella crescita di Bitcoin. Aggiungendo poi:

Un sistema di consenso che costa, senza che sia necessario, importanti quantità di elettricità non è solo pessimo per l’ambiente, ma richiede anche l’emissione di centinaia di migliaia di Bitcoin o di Ethereum ogni anno. Eventualmente, la produzione di Bitcoin si avvicinerà a zero, e a questo punto smetterà di essere una questione. Ma allora Bitcoin dovrà affrontare un altro problema: come essere sicuro di rimanere sicuro… e queste motivazioni relative alla sicurezza sono stati un driver importante per la scelta di Ethereum di passare a PoS.

Polemiche che partiranno da subito

Una questione che farà discutere

Il tema c’è e si affronta già da tempo all’interno di certi circoli dedicati a Bitcoin. Chi scrive non è d’accordo necessariamente con Vitalik Buterin, ma riconosce che si arriverà ad un giorno, in realtà molto lontano nel tempo, quando i miner, che garantiscono la sicurezza del protocollo di Bitcoin, dovranno “accontentarsi” delle fee e non avranno più il coinbase emesso con ogni blocco.

A quel punto le commissioni di transizione dovranno essere tali da sostenere e giustificare l’utilizzo di energia per sostenere il network. C’è la possibilità, in un futuro così lontano, che il costo dell’energia sia tale da non costituire il vero collo di bottiglia. E che a fare da limite alla possibilità di conquistare il 51% sia la disponibilità di processori.

Cosa succederà in futuro quando ci saranno 5.000 miliardi di Bitcoin ma ci vorranno solo 5 miliardi per attaccare la chain? Chiaramente se Bitcoin dovesse venire attaccato, mi aspetto che si crei la volontà politica di passare almeno ad un sistema PoS ibrido, ma sarebbe comunque una transizione dolorosa.

Questa l’opinione di Vitalik Buterin, alla quale non mancheranno di commentare tutti gli esperti e gli appassionati di Bitcoin e, perché no, del sistema in Proof of Work. Con il merge alle porte, possiamo sicuramente aspettarci un intensificarsi di queste polemiche.