Anche l’industria per adulti prepara la sua evoluzione in chiave Web3, con ammiccanti freelance clamorosamente bannate dal circuito tradizionale. A farsi portavoce dell’esodo è Allie Rae, creatrice di contenuti per adulti che abbandona OnlyFans per WetSpace, piattaforma che accetta pagamenti in criptovalute.

La vicenda della freelance tuttavia è solo la punta di un iceberg ben più profondo, con la finanza tradizionale a quanto pare impegnata in una crociata senza precedenti contro l’industria del sesso, pronta a trasferire nel comparto il suo enorme giro d’affari.

Per una storia che non riguarda solo i nostri impulsi più primordiali, ma l’intera filosofia politica della libertà di pagare chi si vuole. Con un altro segnale importante per il mondo cripto, che può effettivamente candidarsi a sostituire, in questo senso, il denaro classico.

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Cripto per spettacoli… a luci rosse

Allie Rae è un’avvenente ex veterana che, sulla soglia dei 40, ha deciso di rinunciare al suo stipendio da circa 85.000 dollari all’anno per tentare la fortuna su OnlyFans. La scommessa sembra averle dato ragione, con introiti che hanno sfiorato quota 250.000 dollari al mese nei periodi più floridi.

La situazione inizia a diventare meno rosea dopo che Alana Evans, rappresentante sindacale delle pornostar (si, in America esiste), si era vista chiudere il conto dalla propria banca dopo 30 anni di sereni rapporti d’affari. Con Wells Fargo resasi protagonista dell’episodio discriminatorio, e dichiaratamente intenzionata a ripetersi nei confronti di altre professioniste del sesso, è iniziato un tam tam mediatico che ha portato a galla una situazione ben più complessa.

Un tema di cui si parla troppo poco

Si scopre così che l’ostracismo nei confronti del settore è generalizzato: OnlyFans dapprima minaccia di chiudere le pagine con contenuti espliciti per poi ripensarci, ovviamente per non perdere fatturato. Nel frattempo, a causa di vicende legali che vedono coinvolti una donna statunitense e il suo ex compagno protagonisti di un discusso video hard, Visa blocca i pagamenti per annunci pubblicitari su Pornhub, mentre Mastercard se ne allontana del tutto. Alla crociata si aggiunge Instagram, che elimina il profilo del sito porto più famoso al mondo dalla sua piattaforma.

Liberi pagamenti in libero stato

Una tempesta dalla quale Allie Rae si è voluta allontanare, per poter continuare la sua più che lecita attività al riparo da ban finanziari, censure, cause legali e problemi di privacy, trovando la soluzione sulla blockchain alla base di WetSpace, piattaforma che accetta pagamenti in Ethereum, oltre ad altre criptovalute e stable coin.

Ho esplorato diverse piattaforme, sempre con la paura di non poter più ricevere i pagamenti perché produco contenuti per adulti. Sono felice di aver trovato WetSpace, perché utilizzando criptovalute ricevo regolarmente i miei guadagni, molto velocemente e senza intoppi di tipo bancario. Anche i miei fan sono contenti, perché non devono fornire una carta di credito e con essa i loro dati sensibili. Questo aspetto è stato molto apprezzato dal pubblico. La piattaforma inoltre ha adottato rigide procedure per assicurarsi che i creatori di contenuti siano effettivamente maggiorenni

Eliminato il problema della censura bancaria, Allie Rae può continuare così a lavorare e produrre ricchezza in un comparto, quello dell’intrattenimento per adulti, che nei soli Stati Uniti muove da 10 a 12 miliardi di dollari all’anno.

Soldi destinati inesorabilmente a spostarsi sempre più dal circuito bancario, per trasferirsi nei wallet di lavoratori, lavoratrici e aziende del industria a luci rosse, che nelle criptovalute iniziano a vedere sempre più un porto sicuro dove poter operare in tranquillità.

L’esodo: dai grandi exchange alle pornostar

Non vuole essere una provocazione, sebbene l’argomento possa attirare l’attenzione di molti e i moralismi di altri. Il punto è che si tratta di soldi, o meglio criptovalute, che si spostano naturalmente verso terre accoglienti e favorevole.

Ne sa qualcosa il mondo occidentale, o meglio ci auguriamo ne prenda coscienza, visto che l’esodo di miner e operatori di settore nel Medio Oriente è sotto gli occhi di tutti. Fuggono da Stati censori per cercare terre disposte ad accogliere il loro business, per un rapporto win-to win che non fa male a nessuno.

O forse, potrebbe fare del male a tutte quelle regioni che ancora vedono in Bitcoin e criptovalute il nemico numero uno, da contrastare in ogni modo e, quando possibile, con regolamentazioni autolesioniste o quanto meno poco chiare.