Anche dopo il Merge rimarranno delle differenze sostanziali tra Bitcoin ed Ethereum, con il primo che manterrà dei vantaggi importanti almeno nel comparto dell’hard money. Non lo diciamo noi, ma Paolo Ardoino in un commento condiviso con The Block, con qualche insight sul futuro del settore che non mancherà di agitare discussioni tra i sostenitori dell’una o dell’altra fazione.

Differenze importanti, che il merge non avrà il compito e non potrà assottigliare e che prevedono dei futuri diversi per il primo e il secondo asset del mondo cripto per capitalizzazione di mercato. In un turbine di narrative per le quali il passaggio a PoS sta giocando un ruolo fondamentale.

Un passaggio, tra le altre cose, per il quale mancano poche e che preannunciamo essere il tema di discussione delle prossime giornate tanto su Criptovaluta.it quanto in ogni piazza digitale si occupi effettivamente e concretamente di criptovalute e di Bitcoin.

Il merge non renderà Ethereum moneta

Il fulcro del commento è questo. Anche dopo il passaggio alla Proof of Stake di Ethereum, che è ormai agli sgoccioli, non ci saranno grosse modifiche sul suo status di moneta. Il commento è stato condiviso dal leader di Tether, Paolo Ardoino, che ha così commentato per The Block la vicenda.

Mentre Bitcoin è una forma di moneta, Ethereum si trova bloccato tra la volontà di essere moneta e quella di essere una piattaforma, ma ETH non può competere con Bitcoin sul fronte della moneta, perché non c’è un’offerta massima e non è ancora un computer mondiale perché ha un global state condiviso ed è quindi troppo lento per essere scalabile.

Paolo Ardoino ha poi aggiunto:

Il Merge non sistemerà le commissioni per le transazioni e non renderà Ethereum più cedentralizzato. Il Merge ha creato una grande attenzione su Ethereum, ma cosa avremo alla fine?

Una posizione a nostro avviso condivisibile, dato che come abbiamo già detto e scritto più volte su queste pagine non ci saranno grosse differenze nel modo di funzionare di Ethereum, fatta salva l’assenza da domani del mining e dunque della Proof of Work come meccanismo di consenso. Un modo per risparmiare il monte energetico consumato dal network per il suo funzionamento e poco più, dato che poco potremo vedere in termini di maggiore scalabilità e di commissioni più basse.

La questione centrale è che Bitcoin è l’unico asset ad oggi che ha una narrativa solida, una che non è mai cambiata. Ethereum non può ancora competere perché continua a cambiarla.

Questione che ricalca un po’ i temi principali sposati dai massimalisti Bitcoin, temi però che su questo fronte specifico offrono degli argomenti molto solidi, degni di essere discussi e che dovrebbero cercare anche di indirizzare il dibattito pubblico sui due massimi sistemi di questo spazio.

Il Merge non ha ancora definito la narrativa

Prima delle polemiche

Prima che questo commento inneschi le solite polemiche tribali che purtroppo ricorrono ancora troppo di frequente nel nostro comparto, è bene sottolineare che quanto detto sopra non vuol dire che Ethereum sia inutile, né tanto meno che non abbia ragione di esistere.

Sono dopotutto gli utenti a decidere cosa fare delle piattaforme disponibili, sono loro a decidere dove spendere le proprie commissioni e su quali protocolli costruire. Quelle che abbiamo davanti sono due bestie diverse, che hanno ragion d’essere in virtù di quanto offrono a mercato e ad utenti. Ma il Merge non servirà ad assottigliare la differenza genetica tra i due protocolli. Ed è da qui che si dovrà partire per una discussione sana sul futuro del settore.

Possibilmente mettendo da parte un tribalismo che offusca il ragionamento e che non permette, in particolare a chi sta muovendo i primi passi in questo comparto, di capire cosa ha davanti e del cosa e come scegliere.