Changwon è pronta a riprodurre nel metaverse parte del suo tessuto urbano e soprattutto l’enorme distretto industriale che la caratterizza. La nona città sudcoreana per numero di abitanti intende dare una spinta on chain al suo apparato produttivo e commerciale con un investimento da 9 milioni di dollari.

Coinvolte anche le autorità locali e statali, con la Corea del Sud che si conferma leader per esperimenti nel metaverse inteso come impianto dalla forte utilità sociale. Changwon si unisce così a Busan, Seongnam, alla stessa Seoul e alle tante città che hanno deciso di investire nella stessa direzione. La concorrenza con i ricchi stati Mediorientali è forte, mentre in Europa restiamo ancora una volta a guardare.

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Un’intera città nel Metaverse?

Ancora Corea del Sud, ancora metaverse e ancora una volta progetti che da qui al prossimo futuro dovrebbero garantire un vantaggio competitivo che abbraccia la sfera economica, quella politica oltre che il sociale.

Questa volta a renderci testimoni di una storia dal prevedibile successo è Changwon, capoluogo del Gyeongsang Meridionale e nona città sudcoreana per numero di abitanti. Sono poco più di un milione, e alimentano l’economia locale grazie soprattutto al polo industriale dove sorgono quasi 3.000 aziende, principalmente nel settore manifatturiero.

Questa volta è il turno di un’intera città

Un conglomerato che verrà riprodotto nel metaverse che la città sta progettando in collaborazione con Korea Land e Geospatial Informatix Corporation, ente che fa capo al Ministero dei Trasporti sudcoreano.

La nostra città si sta preparando ad affrontare e vincere quella che verrà ricordata come quarta rivoluzione industriale. Saremo impegnati su più fronti: intelligenza artificiale, mobilità, connessione tecnologica, ricostruzione del complesso produttivo.

Questa una sintesi delle parole attribuibili a Hong Nam-pyo, primo cittadino di Changwon che in una recente conferenza ha presentato alla stampa il progetto da oltre 9 milioni di dollari, e che dovrebbe portare alla riproduzione su blockchain del popoloso nucleo industriale.

Il polo industriale prenderà vita nel nascente metaverse di Changwon per scopi commerciali, ma anche per portare avanti programmi di ricerca a tema ambientale. Un conglomerato produttivo on chain nel quale troveranno spazio anche ricercatori hi-tech chiamati a prevedere e testare in anteprima le soluzioni tecnologiche da sfruttare nel prossimo futuro.

Sfide digitali per problemi reali

Una sfida che muove su più fronti, e in contemporanea: da una parte gli interessi commerciali, dall’altra la caccia alle soluzioni che assicureranno un vantaggio tecnologico e quindi produttivo alle aziende di domani. Una sfida che nasce guarda caso in Corea del Sud, un Paese che meglio e prima di altri ha capito gli innumerevoli casi d’utilizzo del metaverse, e che si sta impegnando a suon di ricerca e investimenti per sfruttarli a dovere.

Lo stesso Paese che abbiamo visto pronto a regolamentare questa tecnologia, i cui limiti sono ancora molto lontani dall’essere pur solo intravisti, e che offre evidenti opportunità a chi decide di investirci seriamente, e non solo in ambito crypto gaming, settore peraltro estremamente remunerativo.

Ma se quella dei giochi on chain è un’industria che segue le leggi di mercato, le istituzioni alle prese col metaverse lo fanno con scopi più ampi. Il caso Changwon si articola perlopiù in ambito commerciale e industriale, con altre città sudcoreane pronte a sfruttare NFT e blockchain in altre declinazioni.

Sappiamo ad esempio che Seongnam rilascerà la cittadinanza sotto forma di Non Fungible Token ai cittadini che aderiranno al programma Metaverse Special City, piano col quale il comune elargirà servizi su metaverse puntando a una maggior efficienza della pubblica amministrazione.

Due casi su tanti, visto che in Corea del Sud il numero di città pronte a investire in questa tecnologia cresce di giorno in giorno. La competizione con gli Emirati Arabi Uniti, distanti geograficamente ma vicini per intenti e visioni strategiche si fa sempre più serrata.

Una competizione sana, che porterà vantaggi non solo all’economia e all’occupazione dei Paesi che decidono di investire nelle nuove tecnologie, ma anche al tessuto sociale su larga scala. E col baricentro dell’innovazione e delle future economie che si sposta in direzione est-sud-est, quanto impiegherà l’Europa per accorgersene?