Arriva l’ennesima indagine di mercato di Chainalysis, che ci racconta di quanto sta avvenendo a tema cripto e anche a tema Bitcoin nell’Est Europa e in particolare in Russia e in Ucraina, paesi coinvolti in un conflitto che si protrae ormai dallo scorso febbraio. Un conflitto che, come abbiamo raccontato più volte all’interno dei nostri approfondimenti, vede partecipare in senso lato anche il mercato cripto.

Un mercato cripto che si sta rivelando rifugio per i soggetti coinvolti in guerra, con qualche opportunità (almeno secondo la vulgata, ma non secondo chi vi scrive) che sia utilizzato anche per aggirare almeno in parte le sanzioni.

Una situazione che complessivamente ci ricorda della straordinaria forza del comparto nelle situazioni di crisi e in quelle situazioni dove l’accesso ai servizi bancari si fa più problematico. Potremo investire su questa ulteriore conferma della bontà del settore cripto anche con l’intermediario sicuro Capital.comvai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con il top degli strumenti di trading anche in IA – un intermediario che ci permette di investire su 476+ cripto, tutte scelte tra le migliori del settore.

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I mercati dell’est si confermano importanti per le cripto, e anzi aumentano la loro centralità

Il primo dato che ci viene comunicato da Chainalysis è che per quanto riguarda l’adozione e l’utilizzo di criptovalute il mercato russo e quello ucraino, con i paesi satellite inclusi, sono stati sempre tra i più importanti a livello mondiale. Altro dato interessante è che tali dati, negli anni, si sono mantenuti sempre stabili, al contrario di quanto avviene in altre aree geografiche.

Uso in ascesa principalmente in Ucraina

A fronte di un utilizzo già così importante prima della guerra, sono sorte in capo alle principali istituzioni occidentali preoccupazioni importanti per quanto riguarda la possibilità che le cripto e in particolare gli stablecoin diventassero effettivamente strumento per aggirare le sanzioni.

Quindi non solo occhi puntati su Bitcoin e cripto il cui prezzo è fissato dalle forze di mercato, ma anche verso le cripto peggate a dollaro e euro. Ci sono dati in questo senso? Sì, almeno per Ucraina e Russia.

In Russia dati stabili, in Ucraina invece si continua a crescere

E questo è quanto è di più importante da leggere, al contrario purtroppo di quanto ha già fatto qualche testata giornalistica generalista che ha interpretato i dati di Chainalysis come conferma del fatto che i russi stiano utilizzando il mondo cripto per aggirare le sanzioni.

I dati diffusi da Chanalysis

Abbiamo infatti un andamento piatto, seppur per volumi importanti, dell’utilizzo delle criptovalute in Russia, con una crescita che poi è rientrata quasi subito, al crescere delle sanzioni. Segno al contrario di quanto si scrive che le sanzioni imposte anche a livello cripto stanno di fatto funzionando e che di spazio per muoversi per aggirarle ce ne sia poco.

Discorso diverso, lo vediamo nel grafico in verde, per l’Ucraina, che ha visto invece una crescita tendenziale pressoché costante dall’inizio della guerra. Segno del fatto che le restrizioni imposte all’utilizzo dei conti in banca e del circuito bancario ai cittadini e residenti ucraini ha immediatamente fatto balzare l’utilizzo degli strumenti di finanza decentralizzata. In altre parole, chi non ha accesso a servizi bancari liberi, vuoi per la guerra vuoi per qualunque altro motivo, ha ovviamente buon gioco ad affidarsi a $BTC, alle criptovalute oppure ancora agli stablecoin.

Un segnale a nostro avviso di straordinaria forza del mondo cripto in particolare nelle situazioni di crisi. Qualcuno riesce ad utilizzarlo per aggirare le sanzioni? Dati alla mano si tratta di una quantità così minima da non essere fonte di preoccupazione. Farlo con gli stablecoin? Rischi enormi perché tutti i principali devono seguire le sanzioni e devono anche bloccare i wallet dei soggetti a rischio. In altre parole, carne per i giornali scandalistici. La verità sta altrove e racconta di un mondo cripto molto in forma, in particolare per chi sta soffrendo le conseguenze del conflitto.