Se si muove tassalo. Se continua a muoversi, attaccaci uno sticker sopra. Questa potrebbe essere la cifra con la quale verrà ricordata l’Unione Europea di questi interminabili anni ’20 almeno per quanto avviene tra Bruxelles e Strasburgo. L’ultima trovata delle istituzioni europee è quella di appiccicare una sorta di etichetta virtuale sulle principali blockchain.

Che tipo di sticker virtuale? Ovviamente qualcosa in relazione ai consumi energetici, veri o presunti, di ciascun progetto. E anche qui siamo nel solco segnato dalle istituzioni europee negli ultimi anni, almeno in termini di attenzione mediatica a certi tipi di fenomeni. Dopo aver bollato dunque alimenti, case, automobili ed elettrodomestici sarà, pare, il turno anche di Bitcoin e delle criptovalute.

La buona notizia? È che Bitcoin e il resto del comparto se ne infischiano ormai di ogni nuova trovata dalle parti di Bruxelles. Segno di un mercato che sta finalmente maturando e che può ignorare certe fantasie che poi diventano realtà. Possiamo investirci con Capital.comvai qui per ottenere un conto di prova sempre gratuito con anche l’INTELLIGENZA ARTIFICIALE – intermediario che offre 476+ cripto asset, tutti scelti tra i migliori presenti sul mercato.

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Il tic etichettista dell’Unione Europea: il prossimo obiettivo sono le cripto

Etichettare tutto. Assegnare punteggi. Dare pareri sulla sostenibilità di tutto e di tutti. Per ora tocca alle tecnologie, domani chissà. Per farla breve ad essere oggetto della prossima etichettatura di stato – o di sovrastato se preferite – saranno le diverse blockchain. Etichetta virtuale, che dovrebbe indicare l’efficienza energetica di ciascuna.

Ormai una reazione automatica su tutto quello che si muove

Chi è già tecnicamente preparato sulla questione avrà già inteso l’inutilità di una misura del genere, se non per evitare sanzioni o per ottenere qualche tipo di licenza pubblica. Per tutti gli altri sarà il caso di spendere qualche parola.

L’obiettivo è di rendere il nostro sistema energetico più efficiente e pronto ad aumentare la quota di energie rinnovabili. Per questo motivo abbiamo bisogno di innovare le soluzioni digitali e avere una rete che sia più intelligente e più interattiva.

Questo il commento di Kadri Simons, alla Commissione Energia dell’Unione Europea, che riassume a nostro avviso non con troppo senso quello che si vorrebbe fare. C’entrano infatti poco l’efficienza delle reti e delle blockchain.

L’idea di fondo è un piano per controllare il consumo energetico del settore informatico in generale, con un sistema di etichette per i data center, per i computer che utilizziamo e con misure che punterebbero a ridurne l’impatto. Una mossa che sarà accompagnata, chissà, con i soliti meccanismi premiali per tanti progetti che avranno il “merito” di mostrarsi green (e probabilmente meno utili, se il libero mercato fosse lasciato a decidere).

Il mining a rischio?

Qualche tempo fa si parlò di ban del mining all’interno dell’UE, cosa che poi passò in secondo piano e fu finalmente abbandonata. Potrà questo sistema di etichette tornare alla carica? Vedremo.

Per il momento rimane l’ennesimo sistema in scala, gli ennesimi valori “ambientali” spinti sul mercato, l’ennesima scelta di fare figli e figliastri spesso senza guardare nel merito di quanto viene effettivamente offerto. Bitcoin, che rimane il principale imputato di questo tipo di sistemi, è ovvio che dia fastidio anche ad altri livelli. E questa non è una teoria del complotto, ma il riassunto di quanto sentiamo ad esempio anche da altre istituzioni europee, come la Banca Centrale Europea.

A cosa serve un’etichetta? E su che basi si andrà a decidere?

Non è ancora chiaro. Quel che sappiamo è che sembrerà sia coinvolta la non troppo celebre European Green Digital Coalition, che vanta la presenza di CEO di grandi imprese come BT, HP, CISCO, Uber, ma anche Nokia, Accenture, OVH, Telefonica, Telia. Buio totale per quanto riguarda il mondo delle blockchain, anche per quanto riguarda quelle più istituzionali e quelle più vicine al potere pubblico.

Saranno in grado di decidere? E su quali criteri? E che tipo di progetti verranno favoriti? Per ora un mistero, con l’unica certezza che abbiamo è che sarà l’ennesimo tentativo di distorsione del mercato e, ricordiamolo, anche di tentativo punitivo nei confronti di utenti che in assoluta libertà hanno riconosciuto quanto di più utile c’è per loro.

La buona notizia è che non interesserà nessuno

Se non chi eventualmente verrà colpito da ulteriori restrizioni alla libertà dei cittadini. Non pensiamo che si arrivi a questo punto, ma anche se così fosse sarebbe solo la conferma di un’Europa che sta seguendo altre realtà politiche che un tempo avremo ritenuto molto lontane.

Tant’è che alcune testate USA hanno parlato di questo fatto… dicendo che alla fine le restrizioni in Europa sono state miti. Rispetto a cosa? Rispetto a quelle della Cina. Siamo secondi, praticamente, in un campionato che tanti cittadini europei non avrebbero mai voluto giocare.