Come prevedibile – lo avevamo scritto questa mattinaFed rialza i tassi di 75 bps, ovvero dello 0,75%. I mercati reagiscono di primo acchito in modo positivo, anche se a muoverli non è il rialzo prevedibile, ma un clima di maggiore distensione che emerge dalle parole di Jerome Powell e dei papaveri di Federal Reserve, che vestono i panni delle colombe.

C’è da fidarsi? Non vogliamo fare i bastian contrari ma… dipende. Dipende perché tra pochi giorni si vota negli USA e i più maliziosi vedono in questa linea morbida un favore alla politica della Casa Bianca, che però non potrà che avere breve respiro. Cerchiamo di capirci qualcosa.

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Tassi su dello 0,75%, ma Jerome Powell si scopre colomba

Una situazione che, se ce l’avessero descritta solo qualche mese fa, avremmo giudicato come ai limiti del paradossale. Tassi su dello 0,75% o per usare il gergo tecnico di 75 punti base, ma le borse corrono e così, almeno a poco dall’annuncio, fa Bitcoin portandosi dietro un po’ tutto il comparto. Certo, rialzi modesti, ma comunque assurdi in una situazione da giudicare secondo canoni scolastici.

Chi crede a Federal Reserve?

A pesare, e molto, sugli atteggiamenti di mercato, sono i primi atteggiamenti possibilisti da parte delle più alte cariche dell’economia monetaria degli USA, con le prime dichiarazioni che sono infarcite di se, forse, vedremo per il prossimo rialzo in cantiere. Ci si aspettano 50 BPS invece dei 75 che sono diventati la norma negli ultimi mesi? Difficile fare previsioni, ma tutti o quasi hanno individuato nelle parole di Federal Reserve un atteggiamento forse più remissivo.

Ma non è tutto oro che luccica, e non può esserlo mentre attendiamo tra pochi giorni le elezioni midterm che potrebbero trasformarsi in un grosso guaio per l’inquilino della Casa Bianca, un uomo che è il più potente del mondo ma che al tempo stesso deve, ed è un bene, preoccuparsi delle tornate elettorali.

Terremo conto dei lag tipici delle politiche monetarie

La parte del lungo discorso che ha eccitato i mercati è quella che si riferisce al tenere conto dei ritardi con i quali le politiche monetarie offrono risultati. Lo riportiamo integralmente e tradotto per capire di cosa stiamo parlando.

Nel determinare il ritmo dei futuri incrementi dei tassi, il Comitato prenderà in considerazione le misure di tightening in modo cumulativo e i ritardi con i quali le politiche monetarie impattano sull’attività economica e sull’inflazione, e sullo sviluppo finanziario ed economico.

In altre parole, ci dicono, aspettatevi sette piani di morbidezza a dicembre, o più ragionevolmente che questo sia l’ultimo dei rialzi da 75 punti base. Sarà vero? I mercati per ora sembrano credere di sì, anche se si continua l’altalena anche a causa di quanto poi è stato aggiunto in termini di “politiche restrittive che saranno necessarie ancora per un po’.

Il lag c’è ed è innegabile: ma esce soltanto ora?

Perché riteniamo che si debbano fare altre considerazioni

Scrivere e fare analisi mentre Federal Reserve sta ancora parlando onon è mai facile: Powell è sempre stato un maestro dei ma anche e questo ha portato, in particolare negli ultimi mesi, a fasi di mercato particolarmente concitate in concomitanza con le sue conferenze stampa. E c’è anche qualcosa di più.

  • Si vota tra poco

E per quanto Federal Reserve possa dichiararsi indipendente dal potere politico, spesso risponde anche a necessità che arrivano dal Congresso e non soltanto dall’applicazione della scienza economica. In altre parole, e lo diciamo senza tenercelo tra i denti, con le lezioni a stretto giro di posta tendiamo a credere meno alle prese di posizione di Federal Reserve. E non ne eravamo già pienamente convinti dato che pur essendo cambiata un pelo la narrativa, la capacità di Fed di dire e fare tutto e il contrario di tutto è stata piuttosto notevole negli ultimi mesi.

Powell è ancora poco chiaro. A sua discolpa una situazione molto difficile
  • Effetti ritardati sull’economia

È vero, è difficile che le politiche di tipo monetario possano avere un impatto immediato. Facendo la parafrasi di quanto ci dicono da Washington, possiamo dire che stanno cercando di comunicarci che potrebbe non essere necessario essere certi di avere alle spalle il picco dell’inflazione per ammorbidire le politiche restrittive. E che non sarà necessario vedere il mercato del lavoro soffrire prima di tirare il freno a mano.

È vero, ma al tempo stesso vorrebbe dire che il peggio, anche per i mercati, deve ancora venire. E anche qui riteniamo che l’analisi sia più complessa di così e che avrà bisogno di approfondimenti ulteriori (e di elementi che al momento non abbiamo) anche per capire come si muoverà Bitcoin e come si muoverà il resto del comparto cripto.

Per chi si aspettava i 50 punti base

Qualcuno obietterà che una Fed morbida verso la Casa Bianca avrebbe optato per 50 punti base. Cosa che sarebbe stata un regalo enorme per chi tra pochi giorni dovrà presentarsi alle urne. È vero, ma è anche vero che i membri del FOMC hanno votato 12 a 0 per un rialzo di 75 punti base, il che vuol dire, vedendola da questo lato, che in realtà si trattava di una misura non rimandabile.

Oppure che la nostra (e di altri) teoria di una Fed un minimo influenzata dalle quotidiane vicende politiche è sbagliata. Potrebbe anche essere questo il caso, ma rimaniamo molto dubbiosi sulle aperture dovish, almeno fino a quando non verranno confermate dai fatti.