La resa dei conti potrebbe esserci domani, quando dovrebbero esserci gli esiti del tentativo di raccolta di capitali per tappare, almeno momentaneamente, il buco. Sul patibolo Genesis, almeno per quello che sappiamo di certo. E, dicono dalla regia, potrebbe finirci anche DCG, che è la holding principale del gruppo.

Holding che controlla, dovrebbero saperlo ormai i nostri lettori, anche Coindesk e, cosa più importante, anche Grayscale, società di controllo di diversi dei più importanti Trust del mondo cripto, a partire ovviamente da quello di cui tutti parlano, ovvero il trust Bitcoin.

Voci ingigantite dal solito tam tam via Twitter? Il mercato almeno per il momento non sembrerebbe essere granché preoccupato. Prezzo relativamente stabile e volumi piuttosto bassi sono stati la colonna sonora del weekend. Con chi vuole prendere posizione, long o short, che può farlo con la miglior piattaforma per crypto trading automatico Capital.comvai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con CAPITALE DI PROVA illimitato + servizi premium gratis – un intermediario che oltre Bitcoin offre anche la possibilità di investire e speculare su 476+ coin e token.

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Grayscale: la paura fa 635.000… Bitcoin

In un weekend altrimenti avido di notizie, tutti i principali analisti del settore si sono concentrati su quanto sta avvenendo dalle parti di Digital Currency Group. Il gruppo sarebbe alla ricerca di un miliardo di dollari per far fronte a quella che, dicono i più vicini all’azienda, sarebbe una crisi di liquidità ma non un’insolvenza.

La notizia ha interessato in molti non solo perché il gruppo di Barry Silbert è tra i più importanti e anziani del comparto, ma anche perché gestisce il Trust che ha al suo interno oltre 630.000 Bitcoin. Per capire a che punto siamo della cosa, sarà il caso di fare qualche precisazione sia sul trust, sia sulla possibile situazione di DCG.

  • No, DCG non può vendere “parte dei Bitcoin del fondo” a piacimento

Non può farlo, come ha scritto qualcuno altrove, per chiudere la differenza tra NAV e costo delle quote (semplicemente follia, non funziona così), non può farlo per cercare di coprire propri ammanchi o ancora per avere liquidità per andare avanti.

I Trust funzionano in modo diverso: sono appunto legalmente separati dalla società che li gestisce, la quale può scioglierli, dividendo poi i proventi della liquidazione tra i possessori delle quote. Ma no, non ha la disponibilità libera di neanche uno dei Bitcoin che ha in cassa, almeno fino allo scioglimento del trust stesso.

  • Sì, il Trust è il pezzo forte dell’intera baracca

Soltanto il Trust Bitcoin genera il 2% annuo di gestione su tutti i Bitcoin che ha in cassa, che al momento sono 635.000. E quindi guadagna oltre 12.000 Bitcoin solo per la gestione (che non dovrebbe essere granché onerosa). Sono somme molto importanti anche con Bitcoin che sta viaggiando su livelli di prezzo piuttosto bassi. Anche in caso di problemi importanti per DCG, ci sono ottime probabilità che il fondo faccia gola a terzi, che ne andrebbero ad acquisire la gestione.

  • Sì, il Trust può essere liquidato

E può essere fatto anche con una certa libertà da parte di DCG. Dato che il gruppo al tempo stesso ha un gran numero di azioni del fondo stesso, qualcuno ha avanzato l’ipotesi che preferisca andare a liquidare il fondo per trovare la liquidità di cui ha bisogno. Sembrerebbe però essere una mossa ben poco astuta, in quanto il gruppo perderebbe forse il suo pezzo più pregiato. E anche perché almeno matematicamente la cosa non sembrerebbe reggere.

La situazione va monitorata
  • Sì, hanno tanti altri trust in gestione

Ne sono in totale 17, di cui la maggioranza su unico asset cripto, da Ethereum a Solana; passando per Chainlink, Mana e anche da qualche fondo diversificato. Fondi sicuramente meno appetibili oggi che il mercato ha perso una quantità di valore enorme, ma che comunque sono delle piccole macchine da soldi. Quello di Ethereum ha un AUM, ovvero un valore degli asset in custodia che supera comunque i 3 miliardi. Somme estremamente importanti anche per il secondo asset più capitalizzato del mondo cripto.

Non può succedere nulla a DCG? E se non ci fossero più i token e i coin in cassa?

Questo è l’altro filone di rumors, o meglio di teorie del complotto che stanno circolando su Twitter. L’idea di fondo è che DCG non abbia più i Bitcoin acquistati tramite il fondo. Bitcoin che dovrebbero essere, almeno secondo i documenti, in custodia da Coinbase, cosa che è stata anche formata da quest’ultimo player.

Per quanto mai dire mai e quanto assurdo sia quanto abbiamo già visto sul mercato delle cripto e di Bitcoin, sembrerebbe essere l’ipotesi con meno possibilità di essere reale. Una situazione del genere porterebbe a fondo anche Coinbase, che è uno dei soggetti che offrono custodia più credibili di tutto il mondo, e che ha in cassa anche i Bitcoin di diverse grandi aziende USA.

Gli altri rumors: DCG nel disperato tentativo di piazzare Genesis

O meglio, il suo book di prestiti. Secondo rumors sempre più insistenti il gruppo starebbe cercando di proporre il ramo d’azienda praticamente ad ogni possibile VC e società di investimento del settore. Secondo quanto diffuso da diversi account twitter (che non citano però fonti attendibili almeno per ora), avrebbero già risposto di no all’appello Novogratz con la sua Galaxy, Apollo, Jump e anche B2C2, che pur nei scorsi giorni si era detta disponibile ad una transazione del genere.

Difficile per ora distinguere il vero dal falso

Ricordiamo ai nostri lettori che si tratta in larga parte di rumors, di notizie che viaggiano con il telefono senza filo e che talvolta vengono ingigantite a dismisura anche a caccia di qualche follower. Difficile dire per ora cosa ci sia di vero e cosa ci sia di falso e diffuso ad arte. Per ora però la liquidazione di un fondo da 635.000 Bitcoin e che ne frutta oltre 12.000 annui senza fare nulla sembra essere… piuttosto remota.