Ci siamo. Binance, come promesso qualche giorno fa, ha rilasciato la prima implementazione delle Proof of Reserves, sistema completo che permette di verificare che i propri fondi siano proprio dove Binance dice che siano. Un passo in avanti verso la trasparenza, promesso in realtà da diversi attori di questo comparto, che parte da Bitcoin e che presto sarà implementato anche sugli altri token.

Secondo i dati che sono stati diffusi da Binance, l’exchange avrebbe i depositi degli utenti in Bitcoin coperti al 101, per un quantitativo complessivo che supera il mezzo milione di coin, somma vicina a quella che Coinbase detiene soltanto per la divisione spot senza tenere conto del servizio di custodia.

Un passo in avanti importante che rende Binancevai qui per ottenere un conto gratuito – un intermediario decisamente più sicuro e affidabile, nell’attesa ovviamente che tale pratica sia estesa anche a quelli che sono gli altri token e coin supportati dal gruppo.

Altri coin che secondo l’annuncio ufficiale di Binance saranno introdotti attraverso batch periodi nelle prossime due settimane. Al tempo stesso saranno anche coinvolti auditor esterni che verificheranno la corrispondenza tra depositi in gestione da Binance e riserve effettive.

Binance attiva la Proof of Reserves su Bitcoin

Un primo passo verso la trasparenza. Con snapshot alla mezzanotte UTC del 22 novembre 2022, Binance ha messo a disposizione la Prova delle Riserve, ovvero un sistema che ci permette di verificare in modo univoco che il nostro bilancio, per ora solo in Bitcoin, sia effettivamente presente sulla piattaforma.

Un sistema che Binance introduce dopo il crack di FTX, che tra le conseguenze ha avuto non solo panico e sfiducia generalizzati tra il pubblico, ma anche la necessità per gli exchange di offrire degli strumenti che permettano ai clienti di dormire sonni più o meno tranquilli.

Proof of Reserves per ora solo su Bitcoin

Noi di Criptovaluta.it abbiamo già verificato il funzionamento del sistema e possiamo garantirne la funzionalità almeno per adesso, come riportiamo nella grafica che alleghiamo (dove ad essere oscurati sono soltanto gli importi).

Nelle prossime due settimane potremo aspettarci gradualmente, ci dice sempre Binance attraverso il suo comunicato ufficiale, l’introduzione di altri token, così come l’inserimento di audit di terze parti tesi a verificare ulteriormente la consistenza di quanto affermato.

Presto gli altri?

C’è molto che si sta muovendo in questo senso, e le Proof of Reserves sono un passo avanti enorme rispetto anche alla pubblicazione dei wallet dove sono conservate le criptovalute e i Bitcoin dei clienti, prova quest’ultima che in realtà diceva davvero poco sull’effettiva situazione contabile degli exchange.

OKX si è mosso lungo lo stesso binario di Binance, così come ha promesso di farlo anche Crypto.com, exchange che è stato tra i più colpiti dall’ondata di FUX mescolata a legittime preoccupazioni dopo il caso FTX.

Ad avviso di chi vi scrive, sarà premura di tutti i grandi player del settore approfittare di un momento di crisi assoluto per ripartire con più trasparenza e maggiore capacità di rispondere alle legittime preoccupazioni dei clienti. Fermo restando che chi non è ancora in grado di fare auto-custodia, dovrebbe forse approfittarne proprio adesso. Proof of Reserves o meno.