Anche il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America vuole vederci chiaro, e non vuole lasciare l’intera procedura di bancarotta di FTX nelle mani di indagini interne all’exchange, per quanto ora guidato da uno staff decisamente diverso e che sta accompagnando il gruppo verso un fallimento controllato.

Il Dipartimento avrebbe infatti avanzato delle richieste alla corte del Delaware presso la quale il Chapter 11 è stato attivato, richiedendo in tempi brevi la possibilità di nominare anche di esaminatori esterni, con l’obiettivo di capire concretamente cosa sia capitato all’exchange e probabilmente allo scopo di valutare anche eventuali responsabilità penali da parte dei gestori.

Una mossa che non arriva inaspettata, ma che potrebbe comunque complicare una procedura che vede già coinvolte più di 100 società, la grande maggioranza delle quali non di diritto USA e con altre giurisdizioni che nel tempo potrebbero farsi avanti. Situazione complessa ma nella quale in molti, ragionevolmente, vogliono vederci chiaro.

Il Dipartimento di Giustizia USA vuole esaminatori indipendenti

Il caos è di quelli importanti e che probabilmente verranno registrati negli annali della storia delle corporation globali. Un crack non solo miliardario, quello di FTX, ma anche rapido come mai si era visto prima e complesso sotto il piano giuridico. Le società iscritte al Chapter 11, procedura che sarà lunga e complessa. Si dovranno infatti prima rilevare tutti gli eventuali creditori, poi i debitori, poi anche valutare quali asset possano essere liquidati al fine di rimborsare i creditori. Procedura che avrà bisogno di anni per concludersi e che si complica ulteriormente a causa di un interesse del Dipartimento di Giustizia USA.

Servono terzi? Così la pensa il DoJ USA

Tramite infatti lo US Office of Trustee, il dipartimento avrebbe inviato una mozione alla corte del Delaware che sta seguendo e guidando il Chapter 11, richiedendo la possibilità di avere anche degli esaminatori esterni per quanto riguarda già l’attuale situazione di FTX.

Come nel caso della bancarotta di Lehman, di Washington Mutual Bank e di New Century Financial prima di loro, questi casi sono esattamente quelli che hanno bisogno della nomina di un fiduciario indipendente per investigare e per fare rapporto sul collasso straordinario della società.

Questo il breve messaggio che è stato comunicato alla stampa e che dunque segnala come al DOJ in realtà si voglia fare molto di più di quanto si sta facendo adesso, per quanto in realtà si riconosca, all’interno della stessa nota, il buon lavoro che è stato svolto fino ad adesso.

La questione è troppo importante per essere lasciata ad un’investigazione interna.

Cosa sulla quale sicuramente conveniamo, data non solo l’importanza di quanto avvenuto, ma anche l’enorme quantità di società coinvolte, in quasi ogni giurisdizione economicamente rilevante del mondo.

A fronte dell’attività delle autorità USA, ai nostri lettori verrà sicuramente da chiedersi cosa si stia facendo a livello europeo. Oltre a quanto si è già detto in commissione si sta muovendo in realtà poco altro. E il terrore, per i circa 100.000 utenti europei di FTX è che chi dovrebbe mettersi in prima fila per difenderne i diritti sia in realtà molto indietro rispetto a quanto sta avvenendo altrove. Non solo negli USA, ma anche in Giappone, in Turchia e in tanti altri paesi.

Davvero non c’è nulla di rilevante per le autorità europee? Davvero non ci sono profili di responsabilità personale quantomeno da indagare nella filiale cipriota? Qualche input lo daremo noi nel primo pomeriggio, pubblicando la nostra prima indagine su quanto è avvenuto a Cipro e quanto si sa e ancora non si sa.