Lo abbiamo raccontato con dovizia di particolari per Cipro e a quanto pare lo stesso, seguendo gli stessi canoni, è avvenuto anche in Australia. Sì, parliamo ancora del caso FTX e di come abbia ottenuto diverse licenze in diverse giurisdizioni, con un modus operandi che, ex-post, sembra quello di una vera organizzazione criminale.

Cos’è successo in Australia? Esattamente quello che è successo a Cipro e che vi abbiamo già raccontato su queste pagine. FTX avrebbe infatti acquisito una società che era già dotata di licenza per poi subentrare anche nella stessa. Un modo di operare che rende i controlli più blandi, se non nulli, e che è sicuramente più rapido.

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In Australia come a Cipro: FTX e le sue licenze…

Sì, FTX era dotato di licenze praticamente ovunque e in genere per la sua attività legata ai derivati su Bitcoin e criptovalute. Presenza di licenze che avrebbe presupposto la presenza di relativi controlli e che avrebbe dovuto garantire agli utenti un certo livello di sicurezza. Cosa che non si è verificata né in Europa, dove FTX ha comprato la licenza di un vecchio broker di opzioni binarie, né in Australia, a quanto parrebbe.

Tutti parlano di licenze, ma…

Sì, perché anche dalle parti di Sydney il gruppo capeggiato da Sam Bankman-Fried avrebbe infatti proceduto alla stessa maniera, ovvero comprando licenze di gruppi pre-esistenti. Secondo quanto riporta ASIC, che in Australia fa le veci di CySEC, l’authority non avrebbe avuto alcun tipo di possibilità di verificare le attività di FTX, in quanto appunto ASIC stessa ha potere di intervenire soltanto, parrebbe, in fase di richiesta di licenza.

Quando, come nel caso di FTX, si acquisisce la licenza da terzi, tali controlli non potrebbero essere applicati. Una situazione che – lo conosciamo dalle nostre ricerche – non è la prima volta che si verifica, anche se è più comune in altri ambiti, come quelli del Forex e dei CFD.

Tutti vogliono regolamentare il mondo cripto, ma…

Dal crack di FTX in poi in molti hanno richiesto a gran voce una maggiore regolamentazione del settore crypto, ignorando a quanto parrebbe almeno due tipi di questioni. Il primo è che la parte più rilevante dell’attività di FTX era la vendita di derivati con sottostante cripto. La seconda è che anche in ambienti molto regolamentati, come hanno dimostrato sia questa notizia sia quella che abbiamo dato su Cipro all’interno della nostra inchiesta, non è che le cose vadano tanto meglio.

Occhio dunque a quello che si desidera: come qualcuno ha fatto notare in Commissione ECON in UE, il rischio è quello di abbassare il livello di guardia dei consumatori con la presenza di licenze alle quali non corrispondono poi dei controlli capillari.