+INTERVISTA ESCLUSIVA CRIPTOVALUTA.IT+ Il caso FTX è finito anche in Commissione ECON, dove è stato discusso non solo lo spettacolare crash del gruppo guidato da Sam Bankman-Fried, ma anche lo stato delle normative sul mercato cripto nel territorio dell”Unione Europea.

Una discussione che ha dimostrato come i punti di vista siano diversi e talvolta speculari: dal bisogno, secondo taluni, di un MiCA II riveduto e corretto, fino al ruolo di Cipro nel concedere una licenza, quella MiFID II, comunque non adatta ad offrire garanzie sufficienti nel mondo degli exchange crypto.

Abbiamo deciso di chiedere ulteriori delucidazioni a Stefan Berger, parlamentare europeo del Gruppo Del Partito Popolare Europeo e anima principale del progetto MiCA, il nuovo framework legale all’interno del quale, tra qualche mese, dovranno muoversi tutti gli exchange crypto che operano in Europa.

Indice pagina

Le nostre domande a Stefan Berger sul caso FTX e sul MiCA

Le questioni emerse dalla sessione della Commissione ECON sono diverse e riguardano aspetti che vanno dall’applicazione delle regole già esistenti in ambito MiFID II alla necessità di avere già una seconda versione del MiCA prima che questo entri in vigore, così come sostenuti, tra gli altri, anche da Christine Lagarde, governatrice della Banca Centrale Europea.

Non ci sarebbe bisogno, secondo Berger, di un MiCA II

Tra le altre questioni che abbiamo sottoposto all’On. Stefan Berger ci sono quelle che riguardano il perimetro di tali regole: un perimetro eccessivamente ridotto, è una delle opinioni che sono emerse in Commissione, potrebbe spingere ulteriormente clienti e exchange verso lidi offshore. Importante anche la questione di Cipro, che secondo i risultati di una nostra inchiesta non avrebbe poi vigilato granché sulle mosse di FTX una volta sbarcato a Limassol.

Sulle questioni, che abbiamo posto con domande separate, Stefan Berger ha preferito rispondere con una dichiarazione che tocca tutti i punti in questione:

La cosa più importante ora è che il MiCA entri in vigore. Non abbiamo bisogno di un MiCA 2, ma al massimo di una revisione della questione NFT. Il caso FTX rende chiari i pericoli racchiusi in un mercato cripto non regolamentato e dagli exchange senza licenza. Il MiCA prescrive meccanismi di controllo interni, rende obbligatorie le prove di buon management e assicura la separazione tra asset dei clienti e fondi. In aggiunta, il MiCA richiede ai provider di servizi sui cripto-asset di inviare un white paper che offra trasparenza ai clienti. Con il MiCA il caso FTX non sarebbe accaduto sul suolo europeo.

E ha poi aggiunto:

Le attività di FTX Europa, che stava operando a Cipro con una licenza MiFID II, sono state rapidamente ed efficientemente sospese dalle autorità cipriote prima che fossero causati danni aggiuntivi ai clienti europei e prima che fondi ulteriori fossero prelevati. In via generale, crediamo che le nuove strutture di supervisione sotto l’ombrello del MiCA saranno implementate in tutta Europa, inclusa Cipro.

La regolamentazione crea fiducia. La fiducia aiuta lo sviluppo economico. Credo che il MiCA rafforzerà l’industria cripto europea.

Questo il commento completo di uno dei principali attori che ha portato il MiCA ad essere discusso dal Parlamento e dalle Commissioni Europee rilevanti.

Un mercato regolamentato è un mercato più forte

Questa in sintesi la risposta per quanto riguarda un ambiente europeo che andrebbe a caratterizzarsi come maggiormente restrittivo almeno rispetto alle altre principali giurisdizioni europee.

Regole che però dovrebbero creare fiducia, ci dice Stefan Berger e che dunque dovrebbero contribuire a creare un’industria più sana e più forte. Rimane il dubbio, almeno da parte di chi vi scrive, della percorribilità di compliance così gravose da parte di attori di dimensioni ridotte, nonché l’ulteriore impulso che potrebbe essere dato, come era presente nelle nostre domande e come è emerso anche in Commissione ECON, alle attività su territorio extra-europeo.

Più regole per un mercato che ispiri fiducia?

È anche vero che dal MiCA in poi, quando questo sarà entrato in vigore, ci saranno poche scuse per il consumatore: chi sceglierà un exchange registrato potrà godere di certe garanzie (e eventualmente avanzare certi tipi di richieste all’autorità pubblica), chi invece decide per muoversi anche se virtualmente altrove, dovrà fare i conti con un ambiente meno regolamentato e in linea di massima meno rischioso.

No al MiCA II

La sensazione che si ha da osservatori esterni della politica, europea e nazionale, è che il tema crypto viaggi a ritmi così elevati dal condannare le autorità ad un’incessante ricorsa.

È quello che ci è sembrato di ravvisare anche nelle dichiarazioni di Christine Lagarde, che più volte e pubblicamente si è detta favorevole ad un MiCA II, che vada ad includere altre fattispecie rispetto a quelle già incluse nella prima versione.

Il caso di Cipro

Ipotesi però rispedita al mittente da Stefan Berger: obiettivo, dice, è quello di vedere il MiCA in vigore. Posizione ad avviso di chi vi scrive condivisibile: bisognerebbe cercare di fissare prima un perimetro, renderlo operativo (il tempo corre) e poi valutare quali siano le eventuali mancanze.

Per molti cittadini europei una soluzione non completa è comunque migliore di nessuna soluzione.