Bottom in? Questa sembrerebbe essere l’opinione di Arthur Hayes, che molti conosceranno per il suo coinvolgimento in BitMEX e che oggi si diletta in analisi di Bitcoin decisamente interessanti e comunque sempre ben argomentate.

La certezza, in realtà, dice di non averla neanche lui, ma gli argomenti che ha inserito nel suo lungo post sul proprio sito personale. Una previsione che a nostro avviso, per quanto sia non certa (come tutte le previsioni), merita comunque di essere analizzata a fondo. Vuoi perché di belle notizie c’è sempre bisogno, vuoi perché sono gli stessi elementi che abbiamo trattato sul nostro sito in queste ultime settimane.

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Arthur Hayes: gli elementi più importanti di questa fase di Bitcoin

Il post sul sito ufficiale di Arthur Hayes andrebbe letto da tutti, a prescindere dal fatto che si sia d’accordo o meno con i punti che ha inserito all’interno della sua analisi. Il punto principale è che le vendite forzate di Bitcoin, principalmente dovute al credit crunch innescato dalle crisi di Luna e di FTX potrebbe essere al termine. Ma andiamo con ordine.

  • I miner? Non stanno benissimo, anche se…

La situazione dei miner di Bitcoin è stata analizzata più volte anche su queste pagine. La crisi è ormai chiara per tutti e molti dei più grandi player del settore hanno dato fondo alle loro riserve. Il grafico, che arriva da Glassnode e che riportiamo qui, è piuttosto emblematico.

I bilanci dei miner Bitcoin

Novembre di profondo rosso, il che vuol dire che non ci sono mai state vendite di queste proporzioni a partire dai miner, appunto. Segno non solo della crisi di Core Scientific ma di difficoltà oggettive ad operare con prezzi così bassi (e con crisi energetiche pressoché ovunque). Dovremmo essere al fondo, segnalato anche dal fatto che la difficulty di Bitcoin è scesa in modo importante proprio pochi giorni fa.

  • Prestiti, crediti, sottostante

Altro ciclo di vendite forzate è stato quello di tutti o quasi i soggetti direttamente o indirettamente coinvolti con Celsius, Voyager, Alameda.

Anche qui dovremmo essere ormai alla fine del mini-ciclo di vendite, dato che tutti gli hub principali sono ormai con i proverbiali libri in tribunale.

  • Open Interest

Si è abbassato parecchio rispetto ai massimi dell’anno scorso e anche rispetto a quelli di quest’anno. Il che vuol dire che di posizioni a leva ne sono rimaste poche, o che quantomeno una grossa parte di leva finanziaria è stata spazzata via. Anche questo potrebbe essere un buon segno per Bitcoin e per il suo prezzo.

Le incognite per capire se Bitcoin ha trovato il suo minimo o meno

Nessuno, neanche il più squinternato degli analisti si sognerebbe mai in queste condizioni generali di mercato di chiamare un bottom con il 100% della certezza. E non lo fa neanche Arthur Hayes, che squinternato ovviamente non è.

Federal Reserve gioca un gioco che…

Rimane il fatto però che le forze più importanti che hanno traghettato verso il basso il prezzo di Bitcoin sembrano essersi prese una pausa. La palla ora passa a Federal Reserve.

  • La questione dei tassi di interesse

Se domani, in un universo parallelo, Federal Reserve dovesse tagliare i tassi di 1 punto percentuale, rivedremmo corse incredibili di tutti i mercati di rischio, compresi Bitcoin e criptovalute.

È vero anche però che Fed non decide di muovere i tassi senza motivo. E che anzi, ha cominciato ad alzarli in modo concreto per far fronte all’inflazione. Le strade che abbiamo davanti a questo punto per tornare ad un mercato letteralmente drogato dalla moneta fresca di stampa sono due: o l’inflazione torna vicina al target del 2%, cosa che sembra essere almeno per ora fuori discussione, oppure si dovrà rompere qualcosa di serio sui mercati.

Hayes punta sul mercato del debito pubblico. E non è l’unico. Sarà davvero così?