Bitcoin nuova speranza per l’Africa? Potrebbe essere, checché ne dicano i suoi detrattori e checché ne dicano quelli che, ammantando il tutto con l’ambientalismo, continuano ad attaccarlo. Il Kenya però, affaccendato probabilmente in questioni più serie, non se ne interessa e decide di puntare sul mining Bitcoin.

Sì, proprio quel mining che hanno bandito da New York e che invece fa gola in molti altri luoghi del mondo proprio perché in realtà spinta ad una vera e propria rivoluzione ecologica. Rivoluzione che partirà, a questo punto, anche in Kenya, dove in realtà vi è energia geotermica in abbondanza.

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Il Kenya prossimo hub per il mining? Ecco cosa si sta muovendo a Nairobi

Molto interessante quanto sta avvenendo nel cuore dell’Africa, dalle parti di Nairobi, dove già diverse società impegnate nel mining Bitcoin avrebbero cercato in passato contatti con la società principale di produzione di energia elettrica del paese. Il perché è presto spiegato – ed è esattamente quello che chi comprende effettivamente come funziona il mining di Bitcoin dice da tempo.

Non sarà la prima volta per un paese emergente

I miner si muovono sempre alla ricerca di energia economica, questa è nella maggioranza dei casi di fonte rinnovabile e garantita la stabilità politica, sono pronti a portare le loro operazioni pressoché ovunque. È questo quanto potrebbe accadere a breve in Kenya, con il coinvolgimento diretto di KenGen, la nostra ENEL, che ha tra le mani una quantità importante di energia di origine geotermica.

Il piano sarebbe simile a quello di El Salvador, ma di più facile implementazione: portare i miner in prossimità della principale centrale geotermica, in quel di Olkaria, a poco più di 100 chilometri dalla capitale.

Cosa che porterebbe benefici enormi al paese, che potrebbe utilizzare l’energia in surplus, rendere più efficiente il network e, chissà, anche creare una classe locale di esperti di mining, da impiegare in lavori ben pagati e che creano davvero ricchezza importante.

Nel mining il riscatto?

Sono diversi i paesi in via di sviluppo ed emergenti che si stanno avvicinando a Bitcoin, mentre molti di quelli che chiamiamo – probabilmente sbagliando – paesi sviluppati continuano a condurre una lotta che li vedrà, inevitabilmente, sconfitti. Come New York che ha recentemente ribadito il suo accanimento verso il mondo del mining, così come tanti altri centri di interesse che continuano a condurre battaglie senza senso.

Il Kenya farà diversamente: utilizzerà il suo surplus a favore dei miner e questi vi condivideranno parte dei loro profitti, ottenuti per mantenere in sicurezza il network di Bitcoin. Tutto tramite cooperazione volontaria, senza che nessuno vi sia costretto, incentivando la produzione e l’utilizzo di energie rinnovabili. Perché continua a dare tanto fastidio ai soliti noti?