Lo abbiamo già commentato ieri su Twitter e puntualmente il tempo ci ha dato ragione. Le ultime fisime della Casa Bianca sull’impatto di Bitcoin sugli obiettivi green degli USA avrebbe dato campo a chi non aspetta altro per dire la sua su come Bitcoin e il suo network dovrebbero cambiare. E non potevano esimersi anche celebrità dello spazio cripto come Charles Hoskinson, ovvero il leader di Cardano.

Secondo il popolare e divisivo personaggio, Bitcoin dovrebbe passare al sistema Ofelimous, introdotto di recente e che funzionerebbe come Proof of Useful Work. Sistema mutuato dalla Proof of Work e che, sempre secondo il leader di Cardano, potrebbe metterlo al riparo dagli attacchi dei legislatori di mezzo mondo.

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Per il leader di Cardano Bitcoin dovrà cambiare per resistere

Non è un’opinione nuova. Dopotutto abbiamo ampiamente discusso della proposta targata GreenPeace di portare Bitcoin in Proof of Stake. Polemica assolutamente pretestuosa, questa, che segnerebbe se realizzata la morte di Bitcoin in modo più diretto di un attacco frontale da parte degli USA.

La “soluzione” offerta dal leader di Cardano

La proposta di Charles Hoskinson, che è leader di Cardano è però diversa e almeno in superficie maggiormente intelligente e strutturata. Si tratterebbe per Bitcoin di passare a Ofelimous, sistema di consenso di nuova generazione dove i miner si troverebbero a risolvere problemi del mondo reale e non a risolvere dei semplici sudoku con un gran numero di combinazioni possibili.

La proposta sarebbe dunque, traduciamo noi, in questo senso: mettere i miner a risolvere problemi concreti, così da avere qualcosa da contrapporre alle accuse che arrivano dalla politica. Tutto molto bello, se il mondo non fosse quello in cui viviamo realmente e se non avessimo in realtà dei dubbi sulle vere intenzioni di certe autorità politiche.

Le polemiche sull’inquinamento dovuto a Bitcoin sono pretestuose

Non parliamo di quelle, più recenti, della Casa Bianca (che in realtà sono più articolate di come sono state riportate dalle principali testate cripto), ma di quelle che ammorbano il dibattito intorno a $BTC da tempo immemore.

Il nostro punto qui è che la questione, almeno da parte di chi minaccia di bandire Bitcoin o che comunque tira per la giacca questo o quel governo allo scopo di imporre la propria agenda, non riguarda effettivamente l’impatto di Bitcoin e le sue emissioni. Ma concerne in realtà un attacco più subdolo alla stessa esistenza di Bitcoin: esistenza che è garantita anche dal fatto che sia in Proof of Work.

Non è chiaro se sia questo il caso con Charles Hoskinson, che magari nella promozione di un altro sistema di consenso ha soltanto da portare acqua al suo mulino, e dunque verso il “suo” Proof of Useful Work, o prova di lavoro utile.

Bitcoin deciderà per sé, nonostante…

Nonostante tutti o quasi sembrino avere il cosiddetto silver bullet, ovvero la soluzione magica che manterrebbe Bitcoin altrettanto sicuro e indipendente, pur però abbattendone i consumi energetici.

E qui ci sarebbe da spendere un fiume di parole e mari di inchiostro digitale per spiegare il fatto che Bitcoin in realtà incorpora quell’energia, che non va mai sprecata. E ci sarà spazio, in futuro, anche per discutere di tutti gli effetti positivi che il mining Bitcoin organizzato e strutturato in realtà ha sulla rete elettrica e sulla produzione stessa di energia.

Ma questi sono argomenti che a chi ha come unico obiettivo, non è il caso di Hoskinson probabilmente, quello di abbattere Bitcoin, suoneranno come bestemmie. Bestemmie che avremo piacere, sempre su queste pagine, di proferire.