Nel mezzo di un quadro macroeconomico preoccupante, Stanley Druckenmiller prevede una sostanziale ripresa dei mercati delle criptovalute. Il miliardario statunitense è certo: se i cittadini dovessero perdere fiducia nelle banche centrali e nelle loro politiche sempre più restrittive, il comparto vivrà un nuovo boom.

Secondo l’investitore i crypto asset potrebbero diventare il bene di riferimento, soprattutto guardando alle previsioni per l’immediato futuro della finanza tradizionale, non certo rosee. Avanti di questo passo, gli Stati Uniti, potrebbero entrare in recessione nel 2023.

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Il miliardario è sicuro: si ripartirà con Bitcoin a causa di…

Stanley Druckenmiller è intervenuto al Delivering Alpha Investor Summit, organizzato dalla CNBC. Si è detto pessimista sugli sviluppi del quadro macroeconomico, e afferma che le popolazioni potrebbero provare presto una forte sfiducia verso le banche centrali, per le loro politiche sempre più restrittive. Questo potrebbe innescare una ripresa dell’intero comparto, con Bitcoin e criptovalute pronte ad essere adottate dai cittadini come asset di riferimento.

Fed amica di Bitcoin?

Druckenmiller afferma di non possedere criptovalute, ostacolato anche dall’inasprimento delle politiche delle banche centrali, e arriva a prevedere uno scontro tra crypto asset e istituti di credito. Opinione che troverebbe una sponda in Christine Lagarde, secondo la quale una crescita dei mercati crypto andrebbe a compromettere il ruolo centrale delle banche nell’economia.

L’atteggiamento della presidente della BCE nei confronti del comparto d’altronde è dichiaratamente ostile, con Bitcoin, Ethereum e criptovalute in toto viste come prima minaccia alla tenuta economica dell’Unione Europea, e non solo. Già qualche tempo fa ci eravamo domandati se la Presidente avesse davvero a cuore la stabilità finanziaria del vecchio continente, quando lei e il suo staff erano alle prese con la spinosa questione MiCa.

Una voce autorevole certamente, ma che non nasconde una faziosità che a tratti sembra più strumentale che non basata sui fatti. Lo spauracchio delle cripto continua ad agitare i banchieri, che finiscono sotto la lente di ingrandimento di Stanley Druckenmiller per via del loro scarso operato nella lotta all’inflazione.

Federal Reserve responsabile

Inflazione che ha portato a un crollo del mercato azionario e di quello delle criptovalute, e in questo scenario già complicato l’azione delle banche presta il fianco a più di qualche critica. Secondo Druckenmiller, la Federal Reserve dovrebbe fare qualcosa di meglio per contrastare i fenomeni inflativi e scongiurare il rischio di una recessione, che avrebbe effetti disastrosi e che potrebbe arrivare in America già nel 2023.

Fed che dal canto suo esorta i politici americani a una regolamentazione, suggerendo tra le righe un atteggiamento di apertura verso gli stablecoin basati sul dollaro, quando negli States imperversava la questione CBDC.

Il recente intervento di Jerome Powell alla conferenza Opportunities and challenges of the tokenisation of finance: which role for Central Banks? voluta dalla Banca di Francia ha ribadito, a distanza di tempo, la stessa posizione e gli stessi consigli: gli stablecoin vanno adottati, magari al di fuori delle piattaforme DeFi, con una regolamentazione adeguata.

Nello stesso intervento Il presidente della Fed ha mostrato tuttavia marcato scetticismo verso le criptovalute, la cui fase ribassista non dovrebbe intaccare l’andamento della finanza tradizionale. Una posizione antitetica rispetto a quella di Druckenmiller. Chi avrà ragione? Chi vivrà vedrà, anche se almeno stando a quanto è avvenuto in paesi dove la crisi valutaria si è già verificata, Bitcoin ha fatto registrare delle performance incredibili, proprio perché ritenuto più sicuro e più solido delle fiat currency. Con il dollaro sarà diverso, dato anche lo status particolare di questa valuta sarà sicuramente difficile da scalzare.