C’è paura? Forse poca, forse troppa. Forse il nervosismo che governa i mercati ormai da tempo sta avendo la meglio. Oppure il mondo sta guarendo. Come tutto quello che riguarda bitcoin o quasi, ci sono diversi angoli per leggere l’attuale situazione di diversi miner di alto profilo, con il primo per hashrate ormai ad un passo dal fallimento e con altri che potrebbero seguire la stessa sorte.

Tutto questo mentre il quadro economico non accenna a migliorare e mentre Federal Reserve sembra aver assunto dei toni leggermente più dovish soltanto in vista delle elezioni. Catastrofe imminente? Meglio non prendere troppo sul serio chi su Twitter oppure chi fa del sensazionalismo il suo pane quotidiano. Siamo qui per imparare e per cercare di capire cosa potrebbe effettivamente accadere.

E anche per capire se sia il caso o meno di prendere posizione, al rialzo o al ribasso, su Bitcoin. Qualcosa che potremo fare, se ci interessa meramente il lato speculativo, su Capital.comvai qui per testare con un conto demo le funzionalità del broker GRATUITAMENTE – intermediario che permette di andare long o short su $BTC e su 476+ cripto asset, facendo affidamento su tanti ottimi strumenti di trading e di analisi.

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Subbuglio nel mondo Bitcoin: i miner sono (tutti?) a rischio

Tempesta, come l’abbiamo già definita in passato, perfetta. Da un lato acquisti di macchinari fatti a debito, durante il periodo di grande entusiasmo che ha visto Bitcoin sui massimi vicini ai 70.000$. Dall’altro invece un prezzo che è crollato, rendendo molto meno remunerativo il mining e creando nel giro di poche settimane problemi di liquidità per diversi operatori. Ad aggiungersi al disastro anche costi energetici che sono saliti alle stelle un po’ ovunque.

Una situazione che ha già visto soccombere Core Scientific, con Iris Energy che si è recentemente aggiunta con un centinaio di milioni di dollari di debiti ai quali non sembrerebbe far fronte. Parliamo di gruppi di dimensioni rilevanti, molti dei quali sono quotati in borsa e che potrebbero innescare un effetto a catena… o forse no.

  • Quasi 2 milioni di Bitcoin in cassa

Calcolo spannometrico, che però offre risultati simili presso tutti i centri di analisi più quotati. Si tratta di una quantità di Bitcoin superiore al 10% del totale circolante, una somma in grado di avere degli impatti importanti sul prezzo di $BTC sul breve periodo.

Sono in tanti ad essere indebitati, anche se…

Anche un numero però così spaventoso dovrebbe essere preso con le pinze. Se i miner di cui sopra hanno difficoltà per poche decine di milioni di dollari, è chiaro che il grosso di quelle riserve non sono in possesso di chi sta soffrendo in modo così importante.

C’è da stare attenti sì, ma forse non preoccuparsi eccessivamente. C’è da dire anche che diverse di queste compagnie potranno fare affidamento anche su altri metodi di finanziamento. Dalla cessione di azioni proprie fino al leasing o alla vendita dell’hardware per il mining.

  • Qualcuno pronto a cavalcare l’onda?

Su diverse testate americane si è parlato della possibilità, servita su un piatto d’argento, per diverse società energetiche di entrare nel settore del mining. Molte ASIC finiranno sul mercato secondario a prezzo di forte sconto, e quale occasione più ghiotta per compagnie, quelle energetiche, che hanno fatto registrare profitti record nel 2022? Qualcuna si sta già muovendo da tempo e ci sono anche giganti delle proporzioni di Aramco ad aver avviato ormai da qualche tempo le loro operazioni.

Quanto (NON) c’è da rimanere preoccupati?

Siamo di fatto al minimo storico di Bitcoin nelle mani dei miner, segno che ormai da qualche tempo questi fondamentali operatori del mondo cripto stanno vendendo più Bitcoin di quelli che riescono a produrre. Un trend che potrebbe continuare, ma che al tempo stesso il mercato sembrerebbe in grado di poter assorbire.

Certo, ci sarà probabilmente un riassetto complessivo del mondo del mining, con molti intermediari che usciranno di scena e, sperano in molti (e hanno in realtà addotto motivazioni decisamente plausibili), con una maggiore decentralizzazione dello stesso, il che sarebbe un bene.

C’è da essere preoccupati? Chi ha sposato Bitcoin ha sposato anche l’assenza di paracaduti e il fallimento come igiene della piazza. Ovvero un libero mercato come ormai non si vede più in quasi nessun settore dell’economia, con tutto quello che comporta.

Chi ha fatto il passo più lungo della gamba sarà costretto a pagare a caro prezzo questa sua ingordigia. Altri, più pazienti, ne approfitteranno. E il vantaggio con ogni probabilità sarà per quei miner più solidi, che potranno anche giovarsi in termini di ritorni da un abbassamento eventuale dell’hashrate.

Abbassamento dell’hashrate che curiosamente non s è ancora verificato. Anzi, al contrario continua a battere record su record e ad abbassare così la redditività per chi non sta aumentando la sua fetta di torta. Questo fino a quando qualcosa di romperà. Se dovessimo puntare però le proverbiali 5.000 lire, punteremmo sulla capacità di un ambiente Bitcoin ormai maturo di far fronte anche a questo tipo di evenienze.

La crisi, in altre parole, morde per tutti. E chi è stato poco previdente (e ha dimenticato l’alta volatilità del prezzo di Bitcoin), oggi si trova a contare i cadaveri virtuali all’interno dei propri capannoni. Qualcuno ne approfitterà, ma siamo altrettanto certi del fatto che comunque vada a finire saremo ancora qui, tra qualche mese, a discutere di Bitcoin e di nuovi record battuti.

  • Una nota conclusiva sui mercati

I mercati sono ben consci di questa situazione, che è pubblica e sotto gli occhi di tutti. E se sia questa la preoccupazione ultima, oltre a quelle che arrivano dall’economia, a non permettere a Bitcoin di spiccare di nuovo il volo?