Non poteva mancare all’appello. Napster, autorevolissimo sistema di pirateria musicale su grande scala, tornerà a suonare grazie all’intervento di Algorand.

Sua Efficienza avrebbe messo le mani sul colosso della pirateria peer-to-peer condannato a morte dai Metallica nel 2001, dopo appena due anni di breve ma significativa carriera. $ALGO sta anche tentando di riportare in vita LimeWire, altro rispettabilissimo nemico dell’industria discografica di quegli anni.

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Arriva Napster nel mondo web3: ecco cosa (non) sappiamo

Sul pentagramma coesistono pause e note. Pieni e vuoti, in alternanza tanto più serrata quanto più veloce sarà il beat. BPM: tanto maggiori saranno le battute per minuto, tanto più veloce sarà il pezzo. La musica moderna corre veloce, soprattutto su blockchain, al punto che non sappiamo con certezza se Algorand abbia messo le mani prima su LimeWire e poi su Napster, o viceversa.

Musica, cripto e web3 sempre di più a braccetto!

Ma non è così importante. Quello che ci interessa, la notizia vera, è che il protocollo tra i più efficienti in circolazione ha deciso di riesumare l’altro nemico giurato dell’industria discografica. Diciamo dopo perché già ieri vi abbiamo dato notizia del progetto LimeWire, che in questa sede merita un piccolo approfondimento, o perlomeno un capoverso tutto suo.

Non sappiamo al momento che ne sarà del nuovo Napster, quali funzionalità potrà vantare e quale sarà la sua spendibilità in termini di NFT; sicuramente qualcosa di buono ne uscirà. Siamo pronti a scommettere però che il buon vecchio pirata con la semicroma sull’occhio non avrà un granché a che vedere col suo lontano parente, perlomeno vedendo ciò che Algorand sta facendo con LimeWire.

In quel caso, quelli con la blockchain più efficiente al mondo hanno acquistato un dominio e un marchio, peraltro a quanto pare scaduto. Tenteranno probabilmente di sfruttare al massimo il suo appeal da pirata che nella comunità cripto non è visto necessariamente sotto una cattiva luce. Un gancio pubblicitario che strizzerà l’unico occhio rimasto buono a un pubblico pirate-friendly, nel tentativo di vendere un servizio che avrebbe potuto chiamarsi tranquillamente in qualsiasi altro modo.

Non c’è due senza tre, Winamp vien da sé

A metà strada tra una mossa pubblicitaria e una raccolta fondi di beneficienza troviamo l’asta di NFT organizzata da Winamp, altra vecchia conoscenza del pubblico audiofilo. L’iniziativa è in corso e si concluderà il 22 maggio, col ricavato che sarà devoluto all’omonima Winamp Foundation.

Il famoso player musicale tanto diffuso per le sue funzionalità e tanto amato anche per il suo aspetto grafico, ha deciso di mettere all’asta la skin originale con la quale si presentò al grande pubblico nell’ormai lontano 1997.

Oltre a questa, verranno realizzate varianti della skin ad opera di artisti a cui verrà riconosciuto il 20% del ricavato. Il resto degli Ethereum che l’asta riuscirà a raccogliere verrà devoluto in beneficienza per progetti di tutela di musicisti a più livelli. Una buona notizia per il mondo della musica che, business a parte, dimostra ancora una volta come progetti cripto e cause umanitarie siano naturalmente in perfetta armonia.